L’Ungheria sta tentando una mediazione tra Russia e Ucraina per ottenere una tregua natalizia di tre giorni, accompagnata da uno scambio di 700 prigionieri di guerra. L’iniziativa è stata annunciata dal premier ungherese, Viktor Orban, durante una conferenza stampa tenutasi a Bruxelles al termine del Consiglio europeo, in cui ha partecipato come rappresentante del governo che ha esercitato la presidenza di turno del Consiglio UE nel secondo semestre del 2024.
“Noi – ha dichiarato Orban – non stiamo pensando in termini di soluzioni geopolitiche, quelle sono cose da grandi. Stiamo pensando in termini più piccoli, orientati ai valori europei. Il più importante di questi valori è la vita umana. Il Natale si avvicina e credo che salvare vite al fronte, almeno durante i tre giorni del Natale ortodosso, sia un obiettivo possibile”.
Il premier ungherese ha quindi sottolineato la concretezza della proposta: “Non penso che le due parti non possano accettare di scambiare settecento prigionieri di guerra. Sarebbe un passo simbolico, ma profondamente significativo, in un contesto così drammatico”.
Orban ha anche voluto ridimensionare le aspettative rispetto all’impatto dell’iniziativa sul piano internazionale: “Ovviamente, questo sarebbe qualcosa di piccolo rispetto agli obiettivi geopolitici. Ma per queste 700 persone e per le loro famiglie farebbe una grande differenza. Sarebbe un segnale di speranza in un periodo dell’anno che è dedicato alla pace e alla riconciliazione”.
Questa proposta si colloca in un momento particolarmente complesso per le relazioni internazionali, in cui l’Unione Europea e i suoi Stati membri stanno cercando di mantenere una linea unitaria nei confronti del conflitto in Ucraina. L’approccio di Orban, spesso criticato per le sue posizioni filo-russe e per le divergenze rispetto alla linea dominante a Bruxelles, si presenta in questo caso come un tentativo di agire da mediatore neutrale per una causa umanitaria.
La proposta di Orban potrebbe generare reazioni contrastanti. Da un lato, potrebbe essere accolta positivamente come un gesto di buona volontà in un contesto segnato dalla guerra. Dall’altro, alcuni osservatori potrebbero interpretarla come un tentativo di distogliere l’attenzione dalle critiche rivolte all’Ungheria per la sua ambiguità nei confronti delle sanzioni alla Russia e del supporto all’Ucraina.
Mentre si attende una risposta da parte delle autorità russe e ucraine, l’iniziativa ungherese rappresenta un raro spiraglio di dialogo in un conflitto che sembra lontano da una soluzione definitiva.