Ucraina, Usa: negoziato senza l’Ue. Macron convoca l’Europa e Zelensky apre a concessioni territoriali

Gli Stati Uniti starebbero lavorando a un piano che dovrebbe realizzarsi “non in alcuni mesi, ma nel giro di settimane, giorni”

Emmanuel Macron

Emmanuel Macron

Nessun posto per l’Europa al tavolo del negoziato. L’inviato di Donald Trump per l’Ucraina lo ha detto a chiare lettere anche oggi a Monaco: non c’è alcuna sedia per l’Ue, che pure si agita per farsi largo. Accettiamo “proposte e idee”, ma finisce qui, ha spiegato l’ex generale americano, mentre l’Unione europea prova a far fronte comune. Da Parigi rimbalzano indiscrezioni sulla proposta avanzata da Emmanuel Macron di un vertice dei capi di Stato e di governo europei da tenersi eventualmente nella capitale francese nella giornata di lunedì.

Potrebbe essere allargato anche agli Usa: nulla di definito, “ci stiamo lavorando”, hanno confermato fonti dell’Eliseo e del governo italiano, nelle stesse ore in cui Volodymyr Zelensky ha tentato un colpo a sorpresa. Durante la sua partecipazione alla Conferenza sulla sicurezza in Baviera ha annunciato la disponibilità di Kiev a ragionare su un ritorno ai confini precedenti al 2022. Molto difficile, se non impossibile, che la proposta sia accolta a Mosca con favore. Ma il presidente ucraino si è spinto fino a dove non aveva mai osato prima: non solo l`Ucraina è pronta a discutere un piano di pace “comune”, risultato di una mediazione di Stati Uniti e Unione Europea, ma può prendere in considerazione la modifica dei suoi confini terrestri senza guardarsi troppo indietro.

Che, in altre parole, significa recuperare dalla Russia solo una parte dei territori occupati: l`area di Zaporizhzha, quella di Kherson, alcune zone di Donetsk. Un`apertura che il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito di “buon senso”, perché se si vuole arrivare ad un accordo di cessate il fuoco serve “disponibilità” da parte di tutti i contendenti. Un passo in avanti inatteso, quello di Zelensky, che però fa il paio con una brusca, seppur momentanea, inversione di tendenza su un eventuale accordo con Washington sulle terre rare. Il presidente ucraino lo ha respinto al mittente: “non è ancora pronto a proteggere gli interessi” di Kiev, ha detto. Secondo il capo dello Stato occorre infatti pensare a come distribuire i profitti, e a come correlarli alle “garanzie di sicurezza”. E “questa connessione ancora non c`è”, ha chiarito.

Dopo l’accelerazione degli ultimi giorni, imposta da Trump, Zelensky non è ancora convinto delle buone intenzioni di Vladimir Putin, che a suo dire vorrebbe persino avere al suo fianco il presidente Usa “il 9 maggio sulla Piazza Rossa”. L`attacco della Russia contro la centrale nucleare di Chernobyl, nei giorni scorsi, è a suo avviso un chiaro messaggio del leader del Cremlino: “significa che non vuole la pace né è pronto al dialogo”. Secondo Zelensky, Mosca starebbe preparando 15 nuove divisioni, circa 150 mila soldati, ovvero tanti più militari di quelli che possono schierare molti Paesi europei insieme. La leadership ucraina avrebbe anche ricevuto informazioni di intelligence sul fatto che quest`estate la Russia dovrebbe inviare delle forze in Bielorussia con il pretesto di esercitazioni militari.

“Forse attaccherà l`Ucraina o forse no” e potrebbe dirigersi contro altri Paesi, ha detto Zelensky. Quella che arriva dal Cremlino, dunque, sarebbe una minaccia rivolta all`intera Europa. Ecco perché l`intera Unione ha bisogno di essere forte, anche in “chi va” a trovare Trump a Mar-a-Lago, secondo il leader ucraino. L’Ue ha perciò bisogno di agire, senza indugi, “per garantire la propria sicurezza”. Intanto, fornendo a Kiev tutto quello di cui ha bisogno, “armi, addestramento, assistenza”. Poi, collaborando per una produzione congiunta di materiale militare. Infine, costruendo delle “forze armate europee”, capaci di assicurare all`Unione un principio inderogabile: “il futuro dell`Europa deve dipendere solo dagli europei”.

L`obiettivo, secondo Zelensky, deve essere chiaro a tutti: “l`Ue deve unirsi e agire in modo che nessuno posso comandarla a bacchetta o minacciarla”. Zelensky non ha citato esplicitamente né Trump né Putin, ma è ancora infastidito da quella telefonata fatta dal tycoon repubblicano prima al Cremlino e poi a Kiev. L`ha mal digerita, pur rimanendo aperto al dialogo. Ed ha posto dei paletti: sarebbe “pericoloso”, ha detto, se con l`avvio di un eventuale negoziato, l`inquilino della Casa Bianca dovesse decidere di incontrare prima il presidente russo. “L’Ucraina non accetterà mai accordi fatti alle nostre spalle senza il nostro coinvolgimento. E la stessa regola dovrebbe applicarsi a tutta l’Europa”, ha spiegato, ribadendo che “l`Ue deve avere un posto al tavolo” delle trattative.

Una scelta non scontata, in un momento in cui il filo diretto tra Washington e Mosca sembra proseguire. Il capo della diplomazia russo Sergey Lavrov, oggi, ha parlato al telefono con la sua controparte americana, Marco Rubio. Nelle stesse ore, durante i suoi incontri a Monaco, Kellogg ha ribadito a chiare lettere che nel percorso verso una soluzione negoziata del conflitto “ci sono due parti e un solo mediatore”, gli Stati Uniti, che stanno lavorando a un piano che dovrebbe realizzarsi “non in alcuni mesi, ma nel giro di settimane, giorni”. L’Europa sarebbe consultata, dunque, ma alla fine esclusa. “Potrebbe essere come il gesso sulla lavagna, potrebbe irritare un po’, ma vi sto dicendo qualcosa di molto onesto”, ha detto l`inviato Usa, che ha invitato “gli amici europei” a “non lamentarsi”, ma ad avanzare piuttosto “proposte concrete ed idee”.

L`Europa sarebbe dunque fuori dai giochi, benché Tajani abbia assicurato che sia il segretario Stato Marco Rubio che lo stesso Kellogg, incontrati in Baviera, abbiano manifestato “voglia di ascoltare l’Europa e l`Italia”, in questo che il ministro ha definito solo “l`inizio” di un “percorso”, di una “nuova stagione”, in cui anche “l`Italia sta facendo la sua parte”. “Abbiamo detto molte cose a Rubio e a Kellogg”, ha spiegato Tajani, a partire proprio dal ruolo che dovrebbe avere l`Europa al tavolo del negoziato. L`argomento potrebbe essere discusso già domani in occasione di una possibile riunione informale dei ministri degli Esteri dell`Unione a Monaco.

L`arma più importante in mano all`Ue sarebbe sempre quella delle sanzioni. Adottate a più riprese per colpire personalità e aziende russe coinvolte nel conflitto, prossimo al suo terzo anniversario, potrebbero rivelarsi il grimaldello per scalfire il muro di gomma americano sul negoziato. Un nuovo round di misure contro Mosca, secondo quanto riferito da fonti diplomatiche, potrebbero irritare il Cremlino e minare i colloqui mediati da Washington, sollevando interrogativi in Russia sull`opportunità concreta di coinvolgere l`Unione nelle discussioni.

Sanzioni che sono state evocate anche in una dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri del G7, convocata a margine della Conferenza di Monaco dalla presidenza canadese. Ogni nuova misura “aggiuntiva” dopo febbraio, si legge nel testo, dovrebbe però “essere collegata al fatto che la Federazione Russa intraprenda sforzi reali e in buona fede per porre fine in modo duraturo alla guerra”. askanews