Prima udienza all’Aja, l’Italia chiede il “rientro di Girone”. L’India non molla: “Richiesta inammissibile”

MARO’ Si fa sempre più serrato il confronto tra le due parti in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare tra circa quattro settimane

tribunale aja

o-MAR-SALVATORE-GIRONE-facebookL’Italia in un’arringa al Tribunale arbitrale internazionale per chiedere di far rientrare in patria il marò Salvatore Girone, tutt’ora detenuto in India. Lo stesso Girone e Massimiliano Latorre, trattenuti in India da oltre tre anni, sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani al largo del Kerala, il 15 febbraio 2012. Per Delhi la richiesta è “inammissibile” e il confronto all’Aja si fa sempre più serrato in attesa della sentenza che dovrebbe arrivare tra circa quattro settimane.

L’ITALIA Considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò “potrebbe durare almeno tre o quattro anni”, Salvatore Girone rischia di rimanere “detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni”, determinando una “grave violazione dei suoi diritti umani”. Per questo il Fuciliere “deve essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale” dell’arbitrato. Motiva concretamente la richiesta dell’Italia di far rientrare il marò Girone l’ambasciatore Francesco Azzarello, agente del governo italiano,durante l’udienza. “L’unica ragione per cui il sergente Girone non è autorizzato a lasciare l’India – prosegue – è perché rappresenta una garanzia che l’Italia lo farà tornare a Delhi per un eventuale futuro processo. Ma un essere umano non può essere usato come garanzia per la condotta di uno Stato”. E poi sottolinea la serietà dell’impegno del nostro Paese: “L’Italia ha già preso, e intende ribadirlo nel modo più solenne, l’impegno di rispettare qualsiasi decisione di questo Tribunale”, ha aggiunto Azzarello, compresa quella di “riportare Girone in India” nel caso in cui l’arbitrato dovesse riconoscere alla fine del procedimento la giurisdizione indiana. Salvatore Girone “è costretto a vivere a migliaia di chilometri dalla sua famiglia, con due figli ancora piccoli, privato della sua libertà e dei suoi diritti. Il danno ai suoi diritti riguarda l’Italia, che subisce un pregiudizio grave e irreversibile dal protrarsi della sua detenzione, e dell’esercizio della giurisdizione su un organo dello Stato italiano”. Azzarello ha ricordato che i marò godono dell’immunità. L’India tuttavia “non ha rispettato nemmeno il principio basilare del giusto processo” e cioè quello di “formulare un capo d’accusa”. E Sir Daniel Bethlehem, membro del team legale italiano ha aggiunto: “L’Italia riconosce la necessità dell’India di avere garanzie” che Salvatore Girone ritorni in India, qualora il Tribunale arbitrale riconoscesse la giurisdizione indiana sul caso dei marò. E per questo invita il Tribunale a considerare di imporre “condizioni” per il suo rientro in patria, come quella di “consegnare il suo passaporto alle autorità italiane, di non viaggiare all’estero senza un permesso specifico e di riferire periodicamente alle autorità designate in Italia per tutto il periodo in questione”, cioè fino alla fine dell’arbitrato.

L’INDIA La richiesta italiana di far rientrare Salvatore Girone in patria è “inammissibile”. È quanto si legge nelle Osservazioni scritte dell’India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio scorso e rese pubbliche oggi in occasione dell’udienza sul marò all’Aja. “C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso”, prosegue il documento. “Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso” dall’Italia, che finora sono state “insufficienti”.