Udienza Muos conclusa, sale febbre a Niscemi per verdetto dei giudici amministrativi
IMPIANTO USA Secondo i legali dei comitati la Regione Siciliana ha emesso autorizzazioni “in violazione delle normative ambientali e del regolamento della riserva” rendendo di fatto la struttura “abusiva”
C’e’ molta attesa per la decisione del Consiglio di giustizia amministrativa che dovra’ esprimersi in via definitiva sulle sorti del Muos di Niscemi, l’impianto di comunicazione satellitare militare Usa, realizzato nella riserva di Niscemi (Caltanissetta). L’udienza si e’ conclusa poco dopo le 14, la causa e’ andata in decisione, e ora i giudici dovranno pronunciarsi anche sulla scorta del supplemento di verifiche da parte tecnici che, nella relazione depositata il 24 marzo scorso, hanno escluso effetti nocivi sulla salute dell’uomo e affermando che “l’impianto rispetta i limiti di emissioni previsti dalla legge”. Tre mesi di tempo per il responso, ma potrebbe arrivare, secondo i legali dei No Muos entro un mese. Nel corso dell’udienza, i legali dei comitati e del comune di Niscemi – al quinto piano degli uffici in via Cordova, a Palermo, ad assistere anche una nutrita rappresentanza delle “mamme di Caltagirone” – hanno ribadito le perplessita’ legate alla metodologia usata dal pool di verificatori parlando di “una verifica eseguita in perfetta solitudine”, “in assenza di un contradditorio” durante le fasi di raccolta dei dati, senza dare alcuna risposta “sul rischio sismico dell’impianto”.
“A nostro avviso le conclusioni a cui sono giunti i tecnici sono opinabili – afferma Sebastiano Papandrea, uno dei legali dei comitati No Muos assieme a Nicola Giudice e Paola Ottaviano e l’avvocato del Comune di Niscemi, Edo Nigra – le rilevazioni non si sono svolte in modo regolare in quanto le antenne sono state comandate da remoto senza alcun controllo, anche rispetto all’ipotesi di una verifica alla massima potenza”. Secondo i legali, infatti, non si e’ fatta mai chiarezza riguardo valore massimo della capacita’ di emissione delle parabole. “Nel progetto originario -ha chiarito- viene indicata come potenza massima il valore di 1600 watt ma i verificatori hanno dato per buono il dato di 200 watt, un valore dichiarato dall’ambasciata americana. Una potenza otto volte inferiore, per questo riteniamo che le misurazioni siano prive di effettivo valore”. Sul tavolo, comunque, e’ rimasto il nodo del difetto istruttorio delle autorizzazioni originarie concesse dalle Regione nel 2011 che, secondo gli avvocati dei comitati, sono state emesse “in violazione delle normative ambientali e del regolamento della riserva” rendendo di fatto la struttura “abusiva”. “Il Cga si esprima sul fatto che quest’opera, per il regolamento della riserva, non poteva essere realizzato in una riserva naturale -prosegue Papandrea- che prevede solo la ristrutturazione di opere riservate all’attivita’ agricola e non un’opera di questo tipo. Auspichiamo che il Cga si renda conto che la verificazione svolta non e’ attendibile e quindi non puo’ fugare dubbi sulla pericolosita’ dell’impianto”.