Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha messo oggi un pesante macigno sulla strada, tutt’altro che spianata, della riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.
Rispondendo a una giornalista che chiedeva se avrebbe sostenuto von der Leyen, durante la sua conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, questo pomeriggio a Bruxelles, Macron ha ribadito tutta la sua contrarietà al sistema dello ‘Spitzenkandidat’ (il termine tedesco che indica il “candidato principale” indicato dai partiti politici europei per la presidenza della Commissione), soprattutto se non prevede che i candidati stessi si presentino alle elezioni europee con liste transnazionali.
Quella delle liste transnazionali in cui presentare alle elezioni gli “Spitzenkandidaten” è un’ipotesi contro la quale si batté duramente, e vinse, cinque anni fa, il presidente del Ppe Manfred Weber; per poi essere impallinato proprio da Macron, che a lui, “Spitzenkandidat” del Ppe, confermato come primo partito europeo dalle elezioni del 2019, preferì Ursula von der Leyen, allora semisconosciuta ex ministra tedesca della Difesa, ma vicina alla cancelliera Angela Merkel. Oggi, al posto di Weber, come “Spitzenkandidat” del Ppe, c’è proprio lei, Ursula von der Leyen. E Macron sembra non avere affatto cambiato idea: proprio perché è l’emanazione di un solo partito europeo, e si riconosce nelle sue priorità e nei suoi interessi (definiti in questo caso nel Manifesto approvato al congresso dei Popolari di Bucarest il 7 marzo), von der Leyen sarebbe inadatta a essere designata per la presidenza della prossima Commissione, sembra indicare il presidente francese, anche se non lo dice in termini così espliciti.
“Io – ha ricordato Macron – ho sempre espresso i miei dubbi sul meccanismo degli ‘Spitzenkandidaten’, che porta a iper-politicizzare un sistema istituzionale: la presidenza della Commissione europea viene convalidata dal Parlamento europeo, ma – ha sottolineato il presidente francese – non ne è l’emanazione”. La presidenza della Commissione, invece, “ha la vocazione di difendere l’interesse generale”, e perciò “deve elevarsi al di sopra dei partiti e dei Paesi”. Macron ha ricordato anche che “ogni partito europeo ha le sue priorità da difendere”, e che nel Manifesto del Ppe “ci sono cose su cui noi (i liberali del gruppo Renew, ndr) non siamo d’accordo, come il modello Ruandese” di esternalizzazione della gestione della migrazione irregolare, mentre condividiamo altri punti, ha aggiunto, “come gli obiettivi climatici, quelli sociali, la semplificazione burocratica”. Il presidente francese ha poi rilevato che pure all’interno del Ppe non tutti hanno sostenuto la candidatura di von der Leyen, e in particolare si sono dissociati i “Republicains” francesi.