L’Europa peggiora cifre su Italia, ma pagella con “regole intelligenti”

L’Europa peggiora cifre su Italia, ma pagella con “regole intelligenti”
3 maggio 2016

Primavera freddina per l’Italia nelle previsioni economiche della Commissione europea. Bruxelles ha rivisto al ribasso le stime di crescita di quest’anno, al più 1,1 per cento dal più 1,4 per cento indicato lo scorso febbraio, mentre ha confermato al più 1,3 per cento la stima sul 2017. E se da un lato ha ritoccato leggermente in meglio la previsione sul deficit 2016 – al 2,4 per cento del Pil dal 2,5 per cento – al tempo stesso ha peggiorato all’1,9 per cento la previsione sul prossimo anno (dall’1,5%). L’Ue ha anche alzato le stime sul debito, al 132,7 per cento del Pil quest’anno (dal 132,4%) e al 131,8 per cento sul 2017 (da 130,6%), valore che segnerà comunque un calo. In pratica, l’atteso percorso di riduzione inizierà con un anno di ritardo. Peraltro è peggiorata la previsione sul deficit strutturale di bilancio 2017, all’1,7 per cento del Pil dall’1,4 per cento indicato a febbraio, mentre su quest’anno è confermato, sempre all’1,7 per cento, che segna comunque un aumento dall’1 per cento del 2015. Il tutto mentre si avvicina l’atteso verdetto definitivo sul moscovici,commissioneve raccomandazioni specifiche Paese per Paese. Come ha ricordato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, le cifre di oggi sono la base previsionale sulla quale Bruxelles prenderà le sue decisioni. “Non commenterò sull’esito delle nostre valutazioni sul bilancio in Italia – ha messo le mani avanti l’eurocommissario -. Stanno proseguendo e comunicheremo più avanti le conclusioni. Abbiamo ovviamente molti contatti con i nostri colleghi italiani, ho incontrato il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan dieci volte” negli ultimi mesi.

La questione si gioca tutta sulle clausole di flessibilità previste dal nuovo Patto di Stabilità. In sostanza l’Italia ha già ottenuto lo scorso anno un margine pari a 0,4 punti di Pil (il riferimento è il deficit strutturale), ora chiede altri 0,4 punti mentre l’Ue ha affermato che al massimo potrebbe concedere 0,75 punti. Le distanze sarebbero quindi limitate a soli 5 (sormontabili) punti base. Tuttavia ci sta di mezzo una partita tutta politica. Da un lato la Commissione deve evitare di alimentare le critiche di coloro, Germania in testa, che ritengono che effettui la vigilanza sui conti pubblici in maniera troppo permissiva. Dall’altro, in un contesto di ripresa economica che resta solo “moderata”, a fronte delle legittime rivendicazioni di flessibilità di un Paese come l’Italia, sia per gli investimenti produttivi, sia per i costi delle riforme strutturali da anni reclamate a gran voce dall’Ue, Bruxelles non vuole certo passare per l’intransigente giudice che finisce per diventare un “killer” della crescita. Non a caso sempre Moscovici ha parlato di “regole che sono intelligenti”, in contrapposizione al noto “Patto di Stabilità stupido” coniato da Romano Prodi, che però si riferiva alle rigidità del “vecchio” Patto, ora ponderate con la flessibilità. Sull’Italia “valuteremo tutti i fattori – ha detto ancora – inclusa la riduzione del deficit e le riforme strutturali”.

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Insomma, per il verdetto ci vorranno ancora un po’ di giorni e, con ogni probabilità, altre “discussioni” tra governo e Commissione. Con quest’ultima che probabilmente potrebbe convincersi al via libera sul Bilancio di quest’anno a patto che (sono ipotesi) Roma prometta di non spingersi oltre nel 2017, nello specifico compensando in gran parte quello che altrimenti verrebbe coperto dalle clausole di salvaguardia sull’Iva. Il documento contiene indicazioni bivalenti. Da un lato è incoraggiante la valutazione di “neutralità” sulla politica di bilancio attuale, che significa che secondo l’Ue non è sbilanciata sull’espansivo. All’opposto è delicato il rilievo sull’avvio della riduzione del debito-Pil con un anno di ritardo. Ma secondo fonti Ue il rispetto della regole dal debito negli anni a venire verrebbe assicurato dall’Italia sfruttando i proventi del programma di privatizzazioni (che garantirebbe un taglio di 0,5 punti l’anno dal 2016 al 2019). Quanto alla situazione dell’economia, a dispetto delle limature sulle attese di crescita ci sono alcuni spiragli. “Le esportazioni sono attese in crescita a un ritmo più lento, mente la domanda interna diventa il fattore trainante principale – dice l’Ue -. La bassa inflazione, l’aumento dell’occupazione e i tagli fiscali dovrebbero sostenere il reddito reale delle famiglie disponibile e dunque il consumo privato”.

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