Ue, piano di difesa senza precedenti. L’Italia reclama: “Le frontiere valgono quanto i missili”

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

L’Europa tira dritto: la difesa diventa la priorità assoluta. Al Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, i leader hanno messo nero su bianco un piano ambizioso: più fondi, più tecnologia, più sicurezza. Conclusioni approvate all’unanimità per un’Ue che non vuole più farsi trovare impreparata. “Strumenti e finanziamenti, ora”, tuona il documento. Dipendenze strategiche da tagliare, lacune da colmare, e un’industria militare da far decollare: l’obiettivo è chiaro, il tempo stringe.

Via al piano “ReArm Europe”

Ursula von der Leyen non fa sconti. Il suo “ReArm Europe” è la miccia che accende il Consiglio. “La spesa per la difesa deve schizzare in alto”, è l’ordine. La proposta choc? Sbloccare i bilanci nazionali con la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita. Gli Stati potranno spendere senza freni – o quasi – per armarsi, con la Commissione che vigilerà sul debito e cercherà altre strade. A livello Ue, si scaldano i motori: in ballo c’è uno strumento per prestiti garantiti dal bilancio comunitario, fino a 150 miliardi di euro. “Fate in fretta”, intima il Consiglio ai ministri. E i privati? L’Italia spinge per garanzie Ue stile “InvestEU”, mentre la Bei si rifà il look: più soldi e meno paletti per l’industria della sicurezza.

L’Italia alza la voce

Non è stata una passeggiata. Il testo finale porta i segni delle battaglie. Rispetto alla bozza di febbraio, l’Italia ha alzato la voce: “I fondi di coesione non si toccano”, ha imposto Roma, stoppando l’idea di dirottarli sulla difesa. E non è tutto: il principio di “non discriminazione” tra Stati membri – probabile zampata dell’Ungheria – è finito nel testo, per garantire che nessuno resti a bocca asciutta. Dietro le quinte, l’Europa litiga ma trova un compromesso: armarsi sì, ma con regole chiare.

Droni, missili e l’ombra di Musk

La guerra in Ucraina ha aperto gli occhi. Il Consiglio stila la lista delle urgenze: difesa aerea, artiglieria precisa, droni e antidroni, cyber-sicurezza, intelligenza artificiale. E lo spazio? È la chiave. I satelliti sono “strategici”, e qui spunta Elon Musk. Una fonte Ue lo sussurra: Starlink, il sistema Usa, è vitale. Se gli americani mollassero, l’Europa resterebbe al buio fino al 2030, quando “Iris2” sarà pronto. Una dipendenza che brucia.

“Tutte le frontiere contano”

Non solo Est. “Difendere tutte le frontiere Ue è difendere l’Europa”, martella il Consiglio. Quelle orientali, con Russia e Bielorussia che fanno la voce grossa, sono un incubo. Ma l’Italia ha voluto di più: via libera a finanziare la sorveglianza di Mediterraneo e Balcani. Un successo per Roma, che vede la sicurezza dei confini come pezzo della grande difesa Ue. “Non si tratta solo di carri armati”, insistono fonti italiane: è una questione strategica.

L’industria europea scalpita

Appalti congiunti per abbattere i costi, standard comuni per far marciare insieme gli eserciti, più ossigeno per Pmi e medie imprese. Il Consiglio vuole un mercato della difesa che funzioni, ma inciampa: niente “buy European”, nonostante i sogni di alcuni. La concorrenza globale resta in agguato, con gli Usa che gongolano. Intanto, la Commissione ha un mandato: semplificare tutto. Appalti, autorizzazioni, regole industriali: via la zavorra, con un “omnibus” legislativo ad hoc.

Il 19 marzo è dietro l’angolo. Il “Libro bianco sulla difesa europea” di von der Leyen promette scintille: più soldi, più idee, più autonomia. L’Ue vuole giocare da protagonista, senza pestare i piedi alla Nato ma con una voce propria. La sveglia è suonata: la pace è un lusso del passato, la difesa un dovere del presente. Da Bruxelles parte un segnale forte: l’Europa non sta più a guardare.