Ue volta pagina con flessibilità, sosteniamo Italia

Con l’approvazione della comunicazione sulla cosiddetta “flessibilità” nella disciplina Ue sui conti pubblici, la settimana scorsa, la Commissione europea ha impresso una vera e propria “svolta” alla propria politica economica, anche se non si tratta di una “rottura” o una “rivoluzione”; una svolta di cui beneficerà, in particolare, l’Italia, che, in considerazione del suo programma di riforme e della mancata crescita, potrà compiere uno sforzo di riduzione del deficit minore di quanto era stato richiesto inizialmente. E’ quanto ha detto, in sintesi, oggi a Bruxelles il commissario Ue agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici (foto), incontrando la stampa italiana. “La Commissione – ha detto Moscovici – riconosce che c’è una vera volontà del governo italiano di riformare l’economia, e vuole sostenere il programma di riforme, delle istituzioni, della giustizia, del mercato del lavoro, della fiscalità, della Pubblica Amministrazione. Sono riforme necessarie per uscire dal marasma economico, da anni di crescita anemica, e per attivare gli investimenti. La messa in opera di queste riforme è essenziale”, ha avvertito il commissario, insistendo che “bisogna che il programma di riforme sia rispettato”.

“Questa settimana – ha riferito Moscovici – riceveremo informazioni sull’analisi economica e di bilancio in Italia; gli scambi di informazioni sono in corso, e ci sarà una nuova missione tecnica a Roma entro fine mese”, in vista del giudizio aggiornato che sarà pubblicato su tutti i paesi membri con le previsioni economiche d’inverno, il 5 febbraio. La nuova flessibilità, comunque, “è di applicazione immediata, non essendoci un cambio delle regole ma una loro interpretazione che compete alla sola Commissione, è una nostra prerogativa”, ha puntualizzato Moscovici. E proprio grazie a questa nuova flessibilità, ha spiegato, “l’Italia ha ora uno sforzo minore da fare, con una riduzione del deficit che passa dallo 0,5 per cento allo 0,25 per cento del Pil” quest’anno, ha sottolineato il commissario, avvertendo che quest’aggiustamento strutturale ora “va rispettato”, a maggior ragione dopo che lo sforzo è stato ridotto.

L’Italia, ha aggiunto Moscovici, “potenzialmente può beneficiare di tutte e tre le clausole”, introdotte con la comunicazione sulla flessibilità, che dilazionano in quattro anni gli sforzi richiesti di aggiustamento di bilancio, per permettere ai paesi membri di impegnare risorse negli investimenti, di sostenere i costi delle riforme strutturali e di tenere conto delle congiunture economiche interne. Arrivare alle sanzioni, nei confronti dell’Italia o di qualunque altro Stato membro inadempiente sulla disciplina dei conti pubblici, secondo il commissario “sarebbero un fallimento”, perché “la Commissione deve convincere e non punire, e se ci sono le sanzioni vuol dire che non ha convinto; un paese sanzionato è un paese stigmatizzato, infelice” ha osservato ancora Moscovici. “Le sanzioni – ha ricordato – esistono sempre, ma quello che vogliamo noi è un buon accordo comprendente il risanamento dei bilanci, l’impegno ad attuare le riforme, la messa in opera degli investimenti”.

La flessibilità, aveva spiegato in precedenza il commissario, “non segna una rottura, ma piuttosto una nuova politica economica sotto la spinta di questa Commissione europea. E questo prima di tutto perché è cambiata l’agenda economica: la Commissione Barroso aveva come priorità la stabilità: doveva preservare l’Eurozona, affrontare la crisi greca, e poi le altre crisi fino a quella cipriota, creare l’Esm (il Fondo salva-Stati, ndr). Oggi le circostanze sono cambiate: la stabilità grossomodo è assicurata, i paesi sotto programma (quelli che hannp fatto ricorso al Fondo salva Stati, ndr) si stanno riprendendo, abbiamo fatto l’unione bancaria. La priorità oggi – ha sottolineato Moscovici – non è più preservare una situazine statica, ma creare una dinamica, dare impuslo a prosperità, crescita, occupazione. La nostra agenda politica è molto chiara: siamo la Commissione dell’ultima chance, se fra cinque anni avremo fallito, è la stessa permanenza Unione europea che rischia di essere minacciata”, come ha ripetuto spesso il capo dell’Esecutivo Ue, Jean-Claude Juncker.

“E’ un cambiamento senza rottura, un nuovo corso che vogliamo: abbiamo formulato – ha ricordato il commissario – dei giudizi decorosi per i bilanci di Italia, Francia e Belgio, senza sanzioni o procedure: vogliamo un dialogo per arrivare a una conclusione positiva”. “La comunicazione sulla flessibilità, adottata con le tre nuove clausole su riforme, investimenti e condizioni del ciclo economico nazionale, permetterà – ha concluso Moscovici – di applicare in modo più intelligente le nostre regole, che non sono cambiate”.

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