Ultimatum Ue ad Atene: 3 mesi per gestire meglio i migranti. Oppure salta Schengen

Gli Stati membri della Ue hanno dato alla Grecia tre mesi di tempo per porre rimedio alle “carenze” nel controllo del flusso di migranti in arrivo sulle sue coste prima di subire la sospensione dalla zona di libera circolazione di Schengen. La decisione, presa dai ministri nonostante le obiezioni di Atene, corona settimane di pressione sulla Grecia, principale punto di transito del milione di migranti che lo scorso anno sono entrati in Europa. Dieci giorni fa la Commissione europea in un rapporto ha sottolineato che la Grecia non registra e non prende adeguatamente le impronte ai migranti, come risultato da varie ispezioni al confine terrestre con la Turchia e in varie isole dell’Egeo a novembre. “E’ questione della massima importanza che la Grecia affronti in problemi identificati nel rapporto della Commissione in via prioritaria e urgente” afferma la raccomandazione adottata oggi dai ministri. Il documento, visto da Afp, dà ad Atene, che fatica a uscire da una grave crisi debitori, un mese per “stabilire un piano d’azione per porre rimedio alle carenze”.

Dopo altri due mesi la Grecia deve riferire sull’attuazione del piano. Il documento non è stato pubblicato subito sui siti della Ue, che ha comunque confermato l’ultimatum di tre mesi, scaduto il quale la Grecia rischia l’effettiva sospensione da Schengen. Se Atene non risolverà il problema entro metà maggio, Bruxelles potrà autorizzare gli altri Paesi Ue a ripristinare in via straordinaria i controlli di confine all’interno dell’area di Schengen, compresi quelli al confine greco, per un periodo fino a due anni, invece dei sei mesi di norma. La Germania, che con altri stati membri ha reintrodotto i controlli a fine 2015, li ha prolungati di recente fino a maggio, limite massimo consentito dalle attuali norme di Schengen. Una fonte Ue ha detto che la Grecia ha votato contro la decisione, mentre Cipro e Bulgaria si sono astenute. Mercoledì, nell’incontro degli ambasciatori presso la Ue, la Grecia ha segnalato le sue obiezione alla raccomandazione adottata poi oggi. In un documento pubblicato sul sito del Consiglio europeo, Atene respinge le accuse contenute nel rapporto di essere responsabile di “gravi carenze” nel controllo dei confini e nega di “trascurare in misura grave i suoi obblighi”.

Atene aggiunge di aver preso una serie di misure “con un notevole costo nazionale sia finanziario sia sociale” e ricorda a Bruxelles che un flusso di migranti delle dimensioni attuali metterebbe sotto “forte pressione” qualunque Stato membro. Tuttavia, aggiunge, continuerà a cooperare con la Ue e le altre istituzioni per gestire la crisi. Annunciando formalmente l’ultimatum di tre mesi, il Consiglio europeo sul sito internet note che qualunque Stato membro sarebbe in forte difficoltà per gestire un flusso di rifugiati tanto elevato. Ma la Grecia deve prendere l’iniziativa sulle procedure di registrazione, sulla sorveglianza delle frontiere marittime, sui controlli di confine, sulle analisi dei rischi, le risorse umane e il loro addestramento ed equipaggiamento, oltre che sulla cooperazione internazionale, scrive il consiglio. La Germania, che lo scorso anno ha accolto 1,1 milioni di richiedenti asilo, è la principale destinazione dei migranti che arrivano in Grecia e Atene è sotto accusa perchè lascrebbe semplicemente passare tutti.

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