Un coro di condanna e indignazione si è levato dalle principali capitali europee in risposta ai recenti attacchi delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) contro i peacekeeper dell’Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon), operanti nel sud del Libano. In una dichiarazione congiunta, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez hanno denunciato duramente gli atti di aggressione, definendoli “ingiustificabili” e in palese violazione del diritto internazionale e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Gli attacchi, che hanno colpito il personale Unifil nella città libanese di Naqoura, hanno causato il ferimento di diversi Caschi Blu, suscitando una reazione unitaria da parte dei leader europei. “Come nazioni che da lungo tempo contribuiscono alla missione Unifil e come partner storici di Libano e Israele,” hanno affermato Meloni, Macron e Sánchez, “condanniamo con forza questi atti violenti che costituiscono una grave violazione degli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale umanitario.”
L’Unifil, istituita nel 1978 per monitorare il conflitto tra Israele e Libano e garantire la cessazione delle ostilità, rappresenta una delle missioni di peacekeeping più delicate e pericolose delle Nazioni Unite. L’escalation recente ha messo ulteriormente a rischio la sicurezza delle forze di pace, che si trovano a operare in un contesto di tensione permanente e scontri armati ricorrenti. La dichiarazione congiunta dei leader europei ha ribadito l’importanza vitale della protezione delle truppe Unifil, elogiate per il loro “impegno continuo e indispensabile” in un ambiente che sta diventando sempre più complesso e pericoloso.
Gli attacchi contro i Caschi Blu sono stati descritti come “una sfida diretta al mandato dell’ONU e alle fondamenta del diritto internazionale.” I leader europei hanno richiesto che Israele si assuma le proprie responsabilità e metta fine immediatamente a tali aggressioni, rispettando gli obblighi imposti dalla risoluzione 1701, che regola il cessate il fuoco e il dispiegamento di forze nel sud del Libano.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, parlando durante il vertice MED9 a Cipro, ha condannato con fermezza gli attacchi contro l’Unifil, affermando che “ogni violenza contro i Caschi Blu è inaccettabile.” Sánchez ha chiesto l’immediata sospensione delle forniture di armi a Israele, sostenendo che la comunità internazionale deve intervenire per fermare l’escalation militare. “Chiediamo in primo luogo un cessate il fuoco sia a Gaza sia in Libano; in secondo luogo, un aumento degli aiuti umanitari, e infine, chiediamo che le forniture militari a Israele siano bloccate se non vengono rispettati i principi degli accordi internazionali,” ha dichiarato Sánchez, riferendosi alla necessità di rivedere gli accordi di associazione tra l’UE e Israele qualora non venissero rispettati i diritti umanitari.
L’appello di Sánchez si è concentrato anche sulla necessità di una soluzione a lungo termine al conflitto tra Israele e Palestina. Ha sottolineato che la pace non potrà essere raggiunta senza affrontare le radici del conflitto e implementare la soluzione dei due Stati. “La priorità ora è fermare la guerra, ma una pace duratura non sarà possibile senza una conferenza internazionale che rilanci il processo di pace e la soluzione a due Stati,” ha concluso il premier spagnolo, riferendosi al blocco di lungo corso nei negoziati tra Israele e Palestina.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso la sua indignazione per gli attacchi, parlando di “un atto deliberato e inaccettabile” contro le forze Unifil. Macron ha sottolineato che la Francia, in quanto uno dei maggiori contributori alla missione Unifil, non tollererà ulteriori aggressioni contro il personale delle Nazioni Unite. Ha quindi annunciato l’impegno della Francia a interrompere le esportazioni di armi a Israele che potrebbero essere utilizzate in teatri di guerra come quello libanese.
“Non possiamo accettare che le truppe Unifil siano prese di mira deliberatamente. È per questo che la Francia ha deciso di fermare le esportazioni di armi a Israele finché questi atti non cesseranno,” ha detto Macron durante il vertice MED9, precisando che altri leader europei hanno espresso simili intenzioni. Tuttavia, Macron ha voluto chiarire che il blocco delle esportazioni non deve essere visto come un tentativo di “disarmare Israele” contro le minacce reali che il Paese deve affrontare, ma piuttosto come un segnale per evitare ulteriori destabilizzazioni nella regione. “La pace e la stabilità possono essere raggiunte solo attraverso soluzioni diplomatiche e negoziate, non con la violenza,” ha aggiunto il presidente francese.
A livello internazionale, anche gli Stati Uniti, tradizionali alleati di Israele, si sono pronunciati. Il presidente Joe Biden, durante una conferenza stampa, ha affermato che chiederà “con assoluta fermezza” a Israele di interrompere gli attacchi contro le forze Unifil. L’amministrazione statunitense, pur continuando a sostenere il diritto di Israele alla difesa, ha evidenziato l’importanza di rispettare il mandato delle Nazioni Unite e garantire la sicurezza delle missioni internazionali di peacekeeping.
Negli ultimi giorni, almeno quattro Caschi Blu sono rimasti feriti, colpiti dal fuoco israeliano in tre diversi incidenti avvenuti nel sud del Libano, mettendo in luce l’urgenza di una risposta concertata da parte della comunità internazionale per evitare ulteriori escalation.
Alla luce degli ultimi eventi, il futuro della missione Unifil e della stabilità regionale appare sempre più incerto. Le tensioni tra Israele e Libano, storicamente tese, rischiano di esplodere in un conflitto aperto, mentre le operazioni delle forze di pace diventano sempre più pericolose. La richiesta di un cessate il fuoco immediato, la protezione delle forze internazionali e il rispetto delle risoluzioni dell’ONU restano elementi fondamentali per evitare che la situazione degeneri ulteriormente.
I leader europei, pur esprimendo fermezza nella condanna degli attacchi, sembrano concordare sulla necessità di una soluzione diplomatica, riaffermando il loro sostegno alla pace e alla sicurezza nella regione.