Un milione di dosi di vaccino Pfizer, con l’indicazione di dare “priorità alle persone più vulnerabili”. Sono quelle che il governo ha girato alle Regioni, come era stato annunciato ieri dal generale Figliuolo, commissario all’emergenza. Una boccata d’ossigeno e insieme un ‘richiamo’ alle amministrazioni locali, a cui Mario Draghi chiede maggior coordinamento, con la disponibilità a inviare task force della Protezione civile e della Difesa per risolvere eventuali criticità. La possibilità di vincere la ‘battaglia’ dei vaccini, però, passa in primo luogo dall’Europa e infatti la questione sarà sul tavolo del Consiglio europeo in videoconferenza di giovedì e venerdì prossimi. Oggi Draghi ha riferito al Parlamento in vista dell’appuntamento, quando i leader Ue dovranno discutere (ed eventualmente decidere) su eventuali azioni contro AstraZeneca, che ha fornito a oggi meno della metà delle dosi previste dai contratti, e sul blocco delle esportazioni.
“Mentre la campagna di vaccinazione procede è bene cominciare a pensare e pianificare le riaperture: ora stiamo guardando attentamente i dati sui contagi ma se la situazione epidemiologica lo permette cominceremo a riaprire la scuola in primis, almeno le primarie e l’infanzia, anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, speriamo, ripeto speriamo, subito dopo Pasqua – ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante le comunicazioni in aula al Senato -. “Il nostro obiettivo è portare il ritmo delle vaccinazioni a 500mila al giorno”. Un “messaggio di fiducia a tutti gli italiani”, perché nella campagna vaccinale si stanno recuperando “i ritardi dei mesi scorsi”, ha detto, aggiungendo che ora abbiamo a disposizione “quattro vaccini efficaci e sicuri”. Il premier britannico Boris Johnson ha inviato un messaggio ‘distensivo’, assicurando che il Regno Unito continuerà “a collaborare con i nostri partner europei per garantire la distribuzione dei vaccini. Nessuno di noi crede nel blocco delle esportazioni”.
Però il problema è proprio il fatto che, per l’Ue, la maggior parte delle dosi di Astrazeneca prodotte in Olanda, al momento, sarebbe destinata a Londra. L’Italia (primo Paese in Europa) ha già fermato una volta le esportazioni di vaccino e se ce ne sarà bisogno continuerà a farlo. “L’Europa prevede che vengano bloccate le esportazioni di quelle ditte che non rispettano gli accordi. Noi l’abbiamo fatto e continueremo a farlo”, la linea dura che il premier ribadirà nel corso della riunione. Intanto ieri in Italia è stato registrato un aumento di contagi e di vittime (551) ma un tasso di positività sceso al 5,6 per cento rispetto all’8,1 del giorno precedente, con 335.189 tamponi complessivamente effettuati. Sullo sviluppo della pandemia Draghi ha fatto il punto con il ministro della Salute Roberto Speranza e con i vertici del Cts: il portavoce Silvio Brusaferro e il coordinatore Franco Locatelli. Un aggiornamento anche in vista delle misure da prendere alla scadenza di quelle attuali, prevista il 6 aprile.
Il nuovo decreto, secondo quanto si apprende, dovrebbe arrivare la prossima settimana: ancora è presto per avere indicazioni, ma c’è da affrontare, ad esempio, il tema degli spostamenti tra le regioni e la questione della scuola, con il pressing di larghe parti della maggioranza e del governo per la riapertura. Intanto, ha detto la ministra Elena Bonetti, “alla luce dei nuovi dati, si sta valutando se questo tipo di incidenza permetterà di avere una rivalutazione in zona rossa per i primissimi anni”. Inoltre “appena una Regione passa in zona arancione, e quindi non ci sono più gli elementi scientifici per dire che quella scuola deve essere chiusa, le scuole vanno aperte”. “Lavoriamo giorno e notte per poter riaprire”, ha assicurato il titolare dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che però deve fare i conti con una parte di ministri che continua a predicare massima prudenza, forti anche dell’esempio di Germania e Olanda. Lo stesso titolare dell’Economia Daniele Franco non si mostra molto ottimista. “Abbiamo ancora un flusso rilevante di nuovi contagi”, ha detto, prevedendo che la situazione “si muoverà verso la normalità, diciamo verso maggio e giugno”. askanews