La tradizione della birra in Belgio, musiche e danze della rumba cubana e del merengue della Repubblica Dominicana, ma anche l’antica arte marziale egiziana del tahtib, ormai divenuta un gioco incruento da praticarsi nei giorni di festa, e poi le Fallas che si tengono a Valencia il 19 marzo per celebrare il ritorno della primavera, con i loro spettacoli pirotecnici e i giganteschi pupazzi di cartapesta che ricordano un poco i carri del Carnevale di Viareggio. E ancora, ricorrenze di antichissima data che si osservano solo in certe zone del mondo: come il Nawruz, o Capodanno Persiano, ancora celebrato in dodici Paesi; ovvero il festival studentesco del Mangal Shobhajatr in Bangladesh, che cade il 14 aprile e si contraddistingue per le maschere colorate indossate nell’occasione. E’ decisamente improntata alla gioia, all’allegria e al divertimento, ai piaceri e alle sensazioni, allo stare insieme, oltre che alla cultura in senso stretto, la lista dei nuovi ingressi nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità, proclamati oggi dal Comitato Inter-Governativo di Salvaguardia dell’Unesco, riunito da lunedì e fino a dopodomani ad Addis Abeba, in Etiopia, per la sua undicesima sessione annuale.
Si tratta di una caratteristica ricorrente nei beni intangibili insigniti dall’agenzia Onu del proprio riconoscimento, ma che nell’edizione 2016 appare ancor più accentuata, quasi si fosse scelto di ‘alleggerire’ anche in questo modo un clima internazionale quanto mai soffocante, e uno scenario mondiale dalle molteplici prospettive oscure. Non a caso, nell’apprendere dell’omaggio tributato alla sua danza più popolare, la delegazione cubana ha tenuto a dedicarlo alla memoria di Fidel Castro, il ‘Lider Maximo’ incarnazione della Rivoluzione, spentosi venerdì scorso all’età di 90 anni. Fin dal 2001 l’Unesco si è impegnata per ampliare i confini culturali del genere umano, e con la Convenzione conclusa due anni dopo ha esteso la propria protezione non solo ai siti e ai monumenti, concretamente individuabili, ma anche ai beni intangibili e soprattutto ai procedimenti, alle pratiche, alle espressioni, alle rappresentazioni, alle cognizioni e alle abilita’. Insomma, a tutto ciò che non si tocca ma che si vede, si sente e soprattutto si sa, e che ovviamente e’ giudicato meritevole di tutela. Dal 2006 il Comitato tiene le sue riunioni ogni anno, e in ciascuna occasione i gioielli facenti parte del Patrimonio aumentano, elevando a dignità planetaria persino manifestazioni talvolta assai umili. Tra gli altri quest’anno sono entrati i 24 termini solari, o periodi, in cui fin dagli albori i cinesi suddividevano il movimento circolare del Sole nel corso dell’anno, la cognizione del tempo a essi legata e gli usi che ne sono scaturiti, in primo luogo per l’agricoltura e l’allevamento, poi per ogni aspetto della comune vita quotidiana. A tale riguardo, analogo significato assume il riconoscimento del Gada, un complesso sistema ricavato dall’esperienza comune e che regola in senso democratico i rapporti socio-politici, ma altresì economici e religiosi, presso il popolo etiopico degli Oromo.
La lotta per entrare nell’elenco è quasi sempre molto serrata, e ogni Paese aspirante ha la possibilità di trovarsi uno o più alleati per meglio provare a sgominare la concorrenza. I dossier da esaminare quest’anno ammontavano a 37, e un ossequio a parte hanno ottenuto la manifattura delle ceramiche nere portoghesi di Bisalhaes, i canti cosacchi della regione ucraina di Dnipropetrovsk, la musica ugandese del Ma’di e quella cambogiana del Chapei Dang Veng, suonate con una lira e con un liuto caratteristici, nonché i relativi balli. Di tutti e quattro è stata sancita la necessità di urgente tutela. Garanzia d’imparzialità è, o dovrebbe essere, il meccanismo di composizione del Comitato, i cui membri sono eletti con mandato quadriennale non rinnovabile dagli Stati aderenti riuniti in Assemblea Generale, sulla base dei principi della ‘equa’ rappresentanza geografica e della rotazione, e rinnovo della meta’ ogni due anni. Non sempre basta ma, per esempio, nel 2016 il Belgio non ha dovuto combattere troppo perché la sua atavica sapienza nel campo della birra fosse elevata agli altari: agli emissari di Bruxelles è bastato ricordare come della golosa bevanda esistano in patria circa 1.500 varietà differenti che, si tratti di fiamminghi o valloni, plasmano le singole comunità in un popolo coeso. Almeno, davanti a un boccale. Cui tutti possono dissetarsi, magari in attesa di brindare di nuovo il giorno in cui nel Patrimonio dell’Umanità farà finalmente la propria entrata trionfale anche la pizza napoletana.