di Giuseppe Novelli
Oltre al Mediterraneo, ci sono attualmente almeno altre tre rotte marittime utilizzate in via prioritaria sia dai migranti che dalle persone in fuga da conflitti o persecuzioni. Dal 1 gennaio alla fine di novembre, nella regione del Corno d’Africa 82.680 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso nella rotta che dall’Etiopia e dalla Somalia permette di raggiungere lo Yemen o successivamente l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo Persico. Nel sud-est asiatico, si stima che siano 54.000 le persone che hanno intrapreso queste traversate via mare nel 2014. In molti casi si tratta di persone in fuga dal Bangladesh e dal Myanmar e intenzionate a raggiungere la Tailandia, la Malesia o l’Indonesia. Nei Caraibi inoltre, sono circa 4.475 le persone che hanno preso la via del mare dal 1 gennaio al 1 dicembre di quest’anno, nella speranza di sfuggire alla poverta’ o in cerca di asilo. Molte persone inoltre muoiono o cadono vittime della criminalita’ organizzata internazionale nel tentativo di intraprendere questi viaggi. Sono 4.272 le vittime che sono state segnalate quest’anno all’UNHCR in tutto il mondo. Si stima poi che 450 persone siano morte nel sud-est asiatico nel tentativo di attraversare il Golfo del Bengala.
All’8 dicembre, erano circa 242 le persone morte Mar Rosso e nel Golfo di Aden, mentre sono 71 i morti e i dispersi nei Caraibi secondo quanto riportato all’inizio di dicembre. Le reti di tratta e di traffico di esseri umani nel frattempo prosperano, operando impunemente nelle aree di instabilita’ o di conflitto e traendo ingenti profitti dai loro disperati carichi umani. Guterres ha affermato che, concentrandosi su elementi isolati di un problema che per sua natura e’ multidimensionale e transnazionale – che spesso implica percorsi che si estendono attraverso piu’ confini e lungo migliaia di chilometri – i governi non si stanno dimostrando né in grado di arginare il fenomeno né di porre fine alla tragica morte di numerose persone lungo il percorso.