Il benvenuto di von der Leyen ad Albania e Nord Macedonia

Il benvenuto di von der Leyen ad Albania e Nord Macedonia
19 luglio 2022

Con l’apertura della Conferenza intergovernativa di oggi, a Bruxelles, sono iniziati formalmente i negoziati d’adesione della Macedonia del Nord e dell’Albania all’Ue. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha salutato questo “momento storico” in un punto stampa congiunto con i primi ministri dei due paesi, l’albanese Edi Rama e il macedone Dimitar Kovacevski. Presente anche Petr Fiala, il primo ministro della Repubblica ceca, Paese con la presidenza semestrale dell’Ue. Questa giornata, ha detto von der Leyen ai due capi di governo “è il vostro successo ed è il successo dei vostri cittadini, dopo che avete lavorato così duramente per arrivare qui. Avete dimostrato un impegno duraturo nei confronti dei nostri valori, avete mantenuto la fiducia nel processo di adesione, avete rafforzato lo stato di diritto. Avete combattuto contro la corruzione, avete media liberi, e una società civile dinamica. Havete fatto innumerevoli riforme e avete modernizzato le vostre economie”. E tutto questo “non solo perché era necessario nel vostro cammino verso l’Unione europea, ma soprattutto perché serve ai vostri paesi”.

Subito dopo la Conferenza intergovernativa di oggi, ha spiegato von der Leyen, “la Commissione e i team negoziali dell’Albania e della Macedonia del Nord inizieranno a lavorare. Inizierà lo screening dell’acquis dell’Ue, che è il primo passo del processo” di adesione. L’acquis comunitario è l’insieme di normative diritti, obblighi giuridici, obiettivi politici e accordi internazionali dell’Unione, che i paesi candidati devono accettare. Vi sarà un processo progressivo di avvicinamento dei due paesi “in aree chiave. Ad esempio, l’Albania ora entrerà a far parte del meccanismo di protezione civile dell’Ue”, per rafforzare la resilienza del Paese “a disastri naturali come inondazioni, incendi boschivi o terremoti”, come quelli recenti del 2019 e del 2021.

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Per quanto riguarda la Macedonia del Nord, la presidente della Commissione ha citato invece l’esempio di Frontex, l’Agenzia per la protezione delle frontiere esterne dell’Ue. “Negozieremo molto presto l’accordo per il dispiegamento di Frontex nella Macedonia del Nord. Ciò rafforzerà la nostra cooperazione in materia di migrazione. E, Dimitar – ha detto a questo punto von der Leyen, rivolgendosi al premier nord macedone – puoi contare sul mio sostegno per garantire che l’accordo sia tradotto nella lingua macedone, senza note a piè di pagina, senza asterischi, su un piano di parità con tutte le 24 lingue ufficiali dell’Ue”. Proprio sul riconoscimento della lingua macedone come lingua della Macedonia del Nord c’è stata a lungo una controversia con la Bulgaria.

“Man mano che le trattative d’adesione avanzeranno, matureranno i vantaggi”, ha continuato la presidente della Commissione. Ci saranno una spinta agli investimenti, migliori collegamenti commerciali, più stretta collaborazione in settori chiave, come, ad esempio, l’energia e i trasporti. Massimizzerete l’uso e l’impatto dei finanziamenti dell’Ue, con nuovi posti di lavoro e nuove opportunità di business”. “Avete mostrato molta leadership, visione. Avete mostrato pazienza strategica in abbondanza, Edi”, ha aggiunto von der Leyen, rivolta al premier albanese. “E in questi tempi difficili della brutale guerra russa – ha concluso -, avete dimostrato più e più volte il vostro attaccamento ai valori europei, come veri amici e veri partner”. 

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Nonostante la raccomandazione dell’esecutivo comunitario di avviare i colloqui tra i due Paesi quattro anni fa, prima i parlamenti tedesco e olandese, poi il presidente francese Emmanuel Macron e infine il governo bulgaro si sono alternati per bloccare il processo con richieste diverse ai due candidati. Pur essendo già entrambi membri della Nato, l’Albania e la Macedonia del Nord sono state vittime di un contraccolpo politico negli Stati membri contro l’immigrazione dall’esterno del blocco. Le trattative hanno raggiunto il punto più basso nel settembre dello scorso anno, quando i 27 governi dell’Ue non sono riusciti a trovare un accordo per mantenere una garanzia di futura adesione ai sei Paesi balcanici a cui era stato promesso un posto nel club. Alla Serbia, al Kosovo, alla Bosnia-Erzegovina, al Montenegro, all’Albania e alla Macedonia settentrionale è stato promesso un posto nel blocco a condizione che realizzino severe riforme economiche, politiche, militari, sociali e legali.

Recentemente poi è stata la Bulgaria a bloccare i progressi nelle trattative con la Macedonia del Nord, che aveva già cambiato nome per soddisfare le richieste della Grecia. Sofia ha preteso, tra le altre cose, delle modifiche alla costituzione del Paese per riconoscere una minoranza bulgara. Il 16 luglio, i legislatori della Macedonia settentrionale hanno approvato un accordo, mediato dalla Francia, per risolvere la controversia, in modo che Sofia potesse togliere il suo veto all’allargamento, accordo che aveva scatenato le proteste dell’opposizione. La concessione iper accelerata dello status di candidato all’Ucraina aveva anche causato la protesta di Albania e Macedonia del Nord che dalla presentazione della domanda avevano dovuto aspettare tre anni la prima e un anno e mezzo la terza, mentre per Kiev erano bastate poche settimane.

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