La Commissione europea ha presentato oggi a Bruxelles un “documento di riflessione” sui possibili modi di “approfondire” l’Unione economica e monetaria europea, sviluppando in gran parte le idee già prospettate dal “Rapporto dei cinque presidenti” del giugno 2015. Tenendo conto dei dibattiti negli Stati membri (con un occhio molto attento alla Germania) e dei pareri delle istituzioni europee, il documento illustra le misure concrete che potrebbero essere adottate prima delle elezioni del 2019, oltre a definire una serie di opzioni per gli anni successivi, quando si spera di riuscire a completare l’architettura dell’Unione economica e monetaria, di cui la lunga crisi cominciata nel 2008, e il modo in cui è stata gestita, ha dimostrato l’incompletezza e la profonda inadeguatezza. Le proposte, prospettate con grado diverso di convinzione, vanno dal completamento dell’Unione bancaria (a cui si oppone la Germania) all’attuazione dell’Unione del mercato dei capitali (già lanciata), alla creazione di un “Ministro delle Finanze” europeo, che sarebbe anche vicepresidente della Commissione Ue, e di un “Fondo monetario europeo” per la stabilizzazione macroeconomica dei paesi dell’euro, fino al più visionario progetto di un vero e proprio bilancio dell’Eurozona, con un “tesoro” e strumenti in grado di intervenire a sostegno degli “stabilizzatori automatici” degli Stati membri (compreso un assegno di disoccupazione europeo) quando si verificano degli “shock asimmetrici”, crisi che colpiscono, cioè, solo alcuni paesi e non tutta l’area della moneta unica.
Ci sono anche idee riguardanti la creazione di strumenti che permetterebbero di ridurre l’esposizione delle banche al rischio sovrano dei titoli di Stato del proprio paese di appartenenza, e si parla persino, molto vagamente, di una sorta di emissione di eurobond, per un “asset sicuro europeo”. Tuttavia – si avverte subito per non spaventare i tedeschi – non vi sarà alcuna mutualizzazione dei rischi sovrani degli Stati membri, nessun “azzardo morale” e nessun meccanismi di trasferimenti permanente. Il dibattito, comunque, è aperto, ed è chiaro che per alcune delle riforme prospettate, le più importanti, sarà necessario modificare i Trattati Ue, ma la Commissione ha preferito restare nel vago su questo, sostenendo che è prematuro parlarne ora. Infine, un dettaglio che non farà certo piacere al governo italiano: si prospetta l’integrazione nei Trattati Ue dell’Esm (il Fondo salva-Stati) e del Fiscal Compact, entrambi trattati internazionali che per ora sono al di fuori del diritto comunitario. A Bruxelles fanno notare che gli Stati che hanno firmato il Fiscal compact – fortemente voluto da Berlino e simbolo delle politiche d’austerità – si sono impegnati a integrarlo nel Trattato Ue nel 2018, sulla base di una proposta che farà la Commissione europea.