Politica

Urne aperte in Russia, al voto 100mila seggi in 11 fusi orari. Putin verso quarta presidenza

In Russia oggi si vota per le elezioni presidenziali. Gli aventi diritto sono quasi 111 milioni di residenti in patria, ai quali si aggiungono 1,8 milioni di expat. I seggi sono circa 97mila, distribuiti su 11 fusi orari, dalla regione piu’ orientale, la Chukotka-Kamchatka, a quella piu’ occidentale, l’enclave di Kaliningrad. Le urne si aprono alle 8 e si chiudono alle 20. Gli exit-poll sono previsti per le 21 di Mosca, dopo la chiusura dei seggi a Kaliningrad, ovvero le 19 in Italia. Dal 25 febbraio sono gia’ aperte pero’ le votazioni per i lavoratori in missione in aree disagiate, come i pozzi petroliferi, oppure i residenti in zone remote – per esempio oltre il circolo polare artico – raggiungibili solo grazie ad elicotteri o motoslitte; in tutto, ha fatto sapere la Commissione Elettorale Centrale, in queste aree hanno gia’ votato 153mila persone. Il sistema inoltre prevede la possibilita’ di votare in un seggio diverso rispetto a quello in cui si e’ residente, previa richiesta. E circa sei milioni di elettori hanno sfruttato questa possibilita’. Dalle 21 italiane  si aprono i seggi a Vladivostok, nel Lontano Oriente russo e bisognerà aspettare il giro del globo prima che tutto il Paese abbia votato, tenendo conto anche del voto all’estero previsto ovunque dalle 8 alle 20 locali. I russi vanno alle urne in un contesto internazionale sempre più difficile: mentre crescono le tensioni tra Londra e Mosca dopo il caso dell`ex spia dei servizi militari russi Gru Sergey Skripal, avvelenato nel Regno Unito. Pochi giorni fa Theresa May ha espulso 23 diplomatici russi, il numero più alto dal 1971, in piena Guerra fredda. Il Cremlino ha risposto ieri: espulsione di 23 diplomatici britannici e lo stop alle attività del British Council. Ma sulle elezioni presidenziali russe, più che la pericolosa tensione con Londra, ha effetto qualcos’altro.

Il voto di oggi si tiene nel quarto anniversario dell`annessione della Crimea alla Russia. Ieri, durante il silenzio elettorale, è stato trasmesso proprio un documentario dalla Tv di Stato, che suggella quello che resta agli occhi dei russi uno dei più grandi successi di Vladimir Putin in politica estera: Sebastopoli e la circostante penisola ucraina tornate sotto l`ala di Mosca, proprio come ai tempi dell`Unione Sovietica. L`annessione ha coinciso con la spaccatura con l`Ovest, ma l`elettore russo medio continua a vedere in Putin il difensore della Patria e dei confini. In fondo chi ha riportato il Paese alla grandezza sovietica. Lo stesso Putin non ha mancato di ribadire che, se potesse cancellare un evento storico, sarebbe proprio la disgregazione dell`Urss. E in questa prospettiva, è abbastanza naturale che nei sondaggi lo premi la profonda provincia. L`attuale presidente uscente è l`unico candidato credibile a staccare il biglietto per altri 6 anni. Gli altri sette sfidanti fanno da sfondo. La campagna si è dimostrata abbastanza noiosa e ripetitiva, con due elementi di sorpresa. Nella seconda parte dello scorso anno la candidatura di Ksenia Sobchak, la figlia del defunto sindaco di San Pietroburgo, con il suo slogan “contro tutti” e la sua attenzione evidente nei confronti dell`Ovest. Il secondo momento culminante è arrivato a inizio marzo, con il discorso alla nazione. Putin aveva davanti la classe dirigente russa, ma l`interlocutore era anche il Pentagono. Video e grafica computerizzata per dimostrare che, gli “scudi” missilistici americani non sono un ostacolo per il Sarmat, nuovo pesante missile balistico intercontinentale, promettente sostituto del sovietico Satan.

Dopo il discorso, la campagna di Putin ha battuto tempi serrati. Trasferta a Kaliningrad, la zona a più alta concentrazione di basi e missili, dove il presidente in carica ha incontrato i media; ancora Mosca, con il bagno di folla allo stadio Luzhniki; Samara, con un discorso tutto dedicato alle donne, che rappresentano una parte convinta del suo elettorato. E ancora la Crimea e il Caucaso. Tuttavia, benché i sondaggi fino a gennaio facessero pensare a un 70% tondo dei consensi per Putin, nelle città con una popolazione di oltre un milione di persone, dove vive un quarto degli elettori, il candidato presidenziale è improvvisamente calato bruscamente dal 10 gennaio al 18 febbraio, di oltre 12 punti percentuali. Secondo le previsioni degli esperti di VTsIOM, istituto di sondaggi russo, l’attuale leader del Cremlino dovrebbe vincere con percentuali che variano dal 69 al 73%, Pavel Grudinin secondo con 10-14%, Vladimir Zhirinovsky terzo con 8-12%, Ksenia Sobchak al 2-3%, Grigory Yavlinsky con l’1-2%. A seguire sotto l’1% Boris Titov, Sergei Baburin e Maxim Suraykin. Da notare che anche in Italia saranno allestiti diversi seggi e potranno esercitare il diritto di voto tutti i cittadini russi che si trovano nel Bel Paese, compresi i turisti. Anche a Milano, Torino, Venezia, Bologna e Verona. L’affluenza al voto di domenica 18 marzo sarà in una forbice del 63-67%, secondo i sondaggisti, ma come ha risposto ad Askanews Ella Pamfilova, presidente della Commissione elettorale Centrale, è importante, “ma non è la cosa principale”. Il sottotesto è l’esclusione del candidato Aleksey Navalny dalla corsa elettorale e il suo successivo appello agli elettori per il boicottaggio delle urne. “Ha detto così? È bene che lo abbia detto” continua la Pamfilova. “E’ un’azione politica la sua. La legge lo permette. E dal mio punto di vista, la questione importante è che la legge non sia infranta”.

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