di Giuseppe Novelli
Donald Trump fatica a trovare nuovi sostenitori: il suo essere politicamente scorretto rischia di portare gli elettori che pensavano di schierarsi con lui a dire “basta”. I passi falsi frequenti compiuti dal magnate dell’immobiliare potrebbero avere condotto la campagna elettorale del candidato repubblicano alle elezioni presidenziali in un vicolo cieco. Episodi come gli insulti ai genitori di fede musulmana di un soldato Usa morto da eroe in Iraq o l’insinuazione – benché scherzosa – a fermare la rivale Hillary Clinton per difendere il diritto di possedere armi, hanno sollevato diversi dubbi anche fra quegli americani che erano stati inizialmente attratti dai suoi toni schietti e decisi. Per un uomo che sembrava un fenomeno elettorale inarrestabile, si tratta di un rischio grande soprattutto in quei bacini demografici e nei cosiddetti Swing State in cui ci si gioca fino all’ultimo voto. In alcuni casi i sondaggi in favore di Trump sono fermi da diverse settimane, lontano da preferenze sopra il 50% che lui aveva detto avrebbe rastrellano dopo la convention di luglio.
Resta sotto il 45% in Ohio e Pennsylvania, dove invece l’ex segretario di Stato ha guadagnato terreno. Trump, ovviamente, non si arrende. E gioca al rialzo attaccando frontale la stampa. “Non sto correndo contro la corrotta Hillary Clinton, ma contro i media corrotti”, ha affermato il candidato repubblicano alla Casa Bianca, accusando la stampa di “non coprire onestamente i miei eventi, non parlano mai dei messaggi reali e non mostrano mai la folla piena di entusiasmo che vi partecipa”. Il miliardario cita, tra gli altri, il New York Times e il Washington Post. “Se i media disgustosi e corrotti fossero onesti nell’occuparsi di me – scrive sul suo account di Twitter – sarei avanti del 20% su Hillary”. Anche il capo della campagna del magnate, Paul Manafort, ha attaccato i media durante una apparizione sulla Cnn. “Contrariamente a quel che racconta il New York Times con le sue storie senza fonti, la campagna sta proseguendo a gonfie vele, abbiamo superato 132 milioni di dollari negli ultimi due mesi”, ha detto.
Nonostante diversi membri del partito abbiano espresso i propri dubbi sia sui toni della campagna elettorale che sul proprio candidato, i consiglieri della campagna di Trump credono che i risultati dei sondaggi non riflettano la reale situazione nel Paese. Sono convinti ad esempio che ci siano ancora molti elettori potenziali fra le file di coloro che a novembre voteranno per la prima volta. Manafort mostra ottimismo. “Ci aspettiamo di andare molto bene nelle periferie, che ci aiuteranno a vincere in Pennsylvania”. Secondo lui, il fatto che Clinton stia investendo pesantemente nello Stato dimostra come Trump preoccupi. Sarà. Ma dalla campagna dell’ex segretario di Stato mostrano lo stesso ottimismo. Il quadro diventerà più chiaro agli occhi degli elettori quando inizieranno i dibattiti presidenziali a settembre. Una cosa sembra certa: con il rischio di avere raggiunto un tetto nelle preferenze, Trump forse sarà costretto a seguire quanto fatto da altri candidati in precedenti elezioni: mostrarsi flessibile per ampliare la base elettorale disposta a stare dalla sua parte. In vista dell’Election Day, lo stile franco, sarcastico e impulsivo rischia di diventare troppo anche per quelli che fino ad ora hanno apprezzato. Ma come detto da lui, la strategia non cambia: “Continuerò a fare esattamente ciò che sto facendo ora”.