Uno dei principali elementi che emergono dall’analisi è lo Stato islamico, che proprio nel 2014 ha autoproclamato il califfato nei territori che controlla in Iraq e in Siria. L’espansione e la brutalità dello Stato islamico sono “senza precedenti” e pongono il gruppo jihadista davanti ad al Qaeda come leader del terrorismo globale, si legge nel rapporto. Entrambi i gruppi hanno adattato e trasformato le loro tattiche rendendo le loro azioni più brutali e difficili da prevedere. Proprio l’emergere dell’Isis ha fatto perdere terreno ad al Qaeda, soprattutto dove era presente e forte, in Afghanistan e in Pakistan. Un’altra parte dell’analisi si concentra sull’Iran. Nel 2014 Teheran ha continuato a sostenere e finanziare attacchi terroristici nel mondo, fornendo armi al regime siriano di Bashar al Assad, aiutando gruppi sciiti come Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza. Questo nonostante il paese da tempo stia trattando con i paesi occidentali per arrivare ad un accordo sul nucleare che potrebbe far cadere le sanzioni e aprire al paese un nuova stagione di rapporti commerciali e politici con l’occidente. Il rapporto sostiene inoltre che Teheran abbia usato una milizia sciita in Iraq contro l’Isis, nel tentativo di indebolire il gruppo terroristico ma anche di “screditare i raid aerei della coalizione internazionale”. Proprio in Iraq ci sono stati 3.360 attacchi, con 10.000 morti, circa un terzo di tutte le persone uccise dall’estremismo nel mondo. Anche in Nigeria BokoHaram sta continuando ad espandersi e a commettere attentati. I miliziani islamisti da soli nel 2014 hanno messo a segno 662 attacchi causando 7.512 morti.