Usa, case farmaceutiche scommettono sul viagra per donne

Usa, case farmaceutiche scommettono sul viagra per donne
1 giugno 2015

Anche le donne hanno il diritto ad avere l’equivalente del viagra. Per questo gruppi farmaceutici e quelli in difesa del gentil sesso premono sulla Food and Drug Administration affinché approvi la pillola rosa volta a rilanciare la libido. Questi gruppi accusano l’agenzia americana preposta alla sicurezza dei farmaci di commettere discriminazione sessuale, avendo dato il via libera alla commercializzazione del Viagra e di altri 25 prodotti dedicati a migliorare la prestazione degli uomini sotto le lenzuola, ma non alla versione rosa. “Le donne hanno aspettato abbastanza”, si legge in una petizione online chiamata ‘Even the score’ che ha raccolto oltre 40.000 firme e che è appoggiata dal National Council of Women’s Organizations, dal Black Women’s Health Imperative, dal Jewish Women International e da alcuni gruppi medici tra cui Association of Reproductive Health Professionals. “Nel 2015, l’uguaglianza di genere dovrebbe essere lo standard in materia di accesso al trattamento delle disfunzioni sessuali”, continua ‘Even the score’, che ha fatto pressioni su membri del Congresso, affinché scrivano alla Fda, e ha creato uno spot-parodia del Viagra. L’iniziativa è stata lanciata da Audrey Sheppard, un tempo a capo del reparto della Fda dedicato alla salute femminile, poi diventata consulente di Sprout Pharmaceuticals, il gruppo farmaceutico che possiede la ‘pillola rosa’.

La Fda – che rigetta al mittente le accuse di discriminazione sessuale – per due volte ha negato il via libera al farmaco in questione, il flibanserin, alla luce della sua modesta efficacia a confronto con gli effetti collaterali come nausea, sonnolenza e stordimento. Giovedì i consulenti della Fda torneranno a prendere in considerazione il caso. Sprout ha sottoposto nuovi dati, incluso uno studio che dimostra (guarda caso) come il farmaco non comprometta la capacità di guidare. Nell’acceso dibattito si sono inserite anche altre organizzazioni, come National Women’s Health Network e Our Bodies Ourselves, che invece criticano ‘Even the Score’ per puntare il dito contro il processo di approvazione del farmaco con la scusa che sta difendendo i diritti delle donne. “Non credo che ci sia nulla di sessista nel negare l’approvazione di farmaci che non hanno il giusto rapporto tra rischi e benefici”, ha spiegato al New York Times Thea Cacchioni, assistente alla University of Victoria nella British Columbia e autrice del libro “Big Pharma, Women, and the Labor of Love”. A rincarare la dose ci pensa Leonore Tiefer, psicologa alla New York University School of Medicine, secondo cui Sprout e i suoi alleati stanno cercando di rendere il basso desiderio sessuale un problema medico curabile con farmaci, quando “molti di questi problemi sono psicologici o relazionali”, ha dichiarato al Nyt.

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