di Enzo Marino
Gli Stati Uniti stanno continuando a indagare, ma le prime evidenze raccontano una storia diversa da quella sbandierata dalla Corea del Nord. Secondo la Casa Bianca infatti le “analisi iniziali” mostrano che Pyongyang non ha condotto un test con una bomba all’idrogeno. “Continuiamo a lavorare per capire di più”, ha detto il portavoce del presidente Barack Obama, Josh Earnest. Un commento, quello degli Stati Uniti, che smentisce di fatto quanto diffuso dal regime martedì e ancora ribadito da una nota del leader Kim Jong-un (foto) nel pomeriggio di ieri. Intanto, Barack Obama, che formalmente non ha ancora condannato l’evento, è stato aggiornato sulla questione e nelle prossime ore dovrebbe avere colloqui telefonici con la Corea del Sud e il Giappone, stretti alleati degli Stati Uniti nella regione. Ieri mattina invece il segretario alla Difesa, Ash Carter, e il ministro della Difesa di Seul, Han Min-koo, hanno avuto un colloquio telefonico nel corso del quale entrambi hanno condannato l’azione sostenendo che si tratta di una grave provocazione che minaccia seriamente la pace non solo della penisola coreana ma anche del mondo.
Ma gli Stati Uniti si sono mossi anche su un altro fronte fondamentale, quello cinese. Così il consigliere per la Sicurezza nazionale, Susan Rice, ha avuto una telefonata con Pechino, alleato di Pyongyang e unica forza in grado di dialogare con il regime del Nord. E anche se il test (che ha causato una scossa di magnitudo 5,1) potrebbe essere solo un falso per aumentare le tensioni geopolitiche, i suoi effetti si sono sentiti sui mercati internazionali e anche su quello americano. I timori di una escalation nucleare hanno peggiorato le performance di Wall Street, già in affanno a causa del crollo dei mercati mondiali partito lunedì dalla Cina, causato la discesa del petrolio sotto quota 34 dollari al barile, un minimo che non veniva toccato dal febbraio 2009.