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Usa inviano truppe a Riad dopo attacco a pozzi petroliferi

Gli Stati Uniti inviano truppe in Medio Oriente dopo l’attacco ai pozzi petroliferi in Arabia Saudita attribuito all’Iran. “In risposta alla richiesta dell’Arabia Saudita, il presidente (Donald Trump) ha approvato il dispiegamento di forze Usa che… saranno impegnate in primo luogo sulla difesa aerea e missilistica”, ha annunciato durante una conferenza stampa il capo del Pentagono, Mark Esper, affiancato dal capo degli stati maggiori congiunti Joseph Dunford. “Come ha chiarito il presidente, gli Stati Uniti non cercano un conflitto con l’Iran. Detto questo, abbiamo molte opzioni militari a disposizione nel caso si rivelassero necessarie”, ha ammonito Esper indicando che il numero dei militari dispiegati sara’ contenuto e che si tratta di “supporto difensivo addizionale” richiesto dall’Arabia Saudita. “Le truppe aggiuntive – ha proseguito il ministro della Difesa – serviranno a garantire la libera circolazione di risorse necessarie a sostenere l’economia globale”. Gli Usa intendono anche accelerare le consegne di apparecchiature militari a Riad e agli Emirati Arabi Uniti “per migliorare la loro capacita’ di difendersi”, ha rimarcato Esper senza mai menzionare un possibile attacco contro l’Iran. Trump, in mattinata aveva definito un gesto di “forza” il fatto di non aver risposto militarmente alla provocazione di Teheran ma limitandosi ad imporre sanzioni.

“Potrei distruggere 15 obiettivi importanti in Iran… ma se e’ possibile vorrei evitare di farlo”, ha spiegato il comandante in capo, lasciando aperta la porta al dialogo come dimostrato anche dal fatto di aver garantito i visti al presidente iraniano Hassan Rouhani e al suo ministro degli Esteri Javad Zarif per partecipare ai lavori dell’Assemblea generale dell’Onu. “Il generale ed io siamo appena tornati dalla Casa Bianca dove abbiamo incontrato il presidente e il suo team per la sicurezza nazionale per discutere le varie opzioni da usare come deterrente contro il continuo atteggiamento aggressivo dell’Iran”, ha esordito Esper, convocando a sorpresa i giornalisti nella sala stampa del Pentagono. “Come avete potuto vedere, il regime iraniano sta portando avanti una campagna deliberata per destabilizzare il Medio Oriente ed imporre costi all’economia internazionale”, ha proseguito il segretario alla Difesa, ricordando il sequestro delle petroliere nel Golfo Persico, gli attacchi alle navi nel Golfo dell’Oman e l’abbattimento del drone americano a largo delle sue coste. Esper ha dunque accusato Teheran di alimentare la guerra nello Yemen sostenendo i ribelli Houthi.

“Nonostante i ripetuti appelli del presidente Trump perche’ si aprisse un dialogo diplomatico, le aggressioni iraniane continuano ad aumentare. Alla luce di questo malevolo comportamento, gli Stati Uniti e altri paesi hanno mostrato grande moderazione sperando che la leadership iraniana scegliesse la pace, fermando il suo profondo declino verso l’isolamento e il collasso economico. Ma gli attacchi dello scorso 14 settembre contro le raffinerie dell’Arabia Saudita rappresentano una drammatica escalation”, ha rimarcato Esper, definendo “chiaro” che l’attacco contro Riad “non e’ stato lanciato dallo Yemen”. “Tutte le indicazioni sono che l’Iran ne sia responsabile”, ha rimarcate Esper, fermandosi ad un soffio dalla certezza assoluta. Rivendicando poi il diritto di Washington “a difendere i propri cittadini e i propri interessi nella regione”, ha spiegato che il nuovo dispiegamento di forze “per prevenire una ulteriore escalation” e’ stato richiesto dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, e non e’ stata una iniziativa partita dagli Usa.

L’invio di nuove forze in Medio Oriente ha il triplice scopo di “mandare un chiaro messaggio di sostegno ai nostri partner nella regione – ha precisato Esper – di assicurare il libero flusso di risorse necessarie all’economia globale e di dimostrare il nostro impegno per il rispetto dell’ordine internazionale fondato sulle regole al quale abbiamo da lungo tempo invitato l’Iran ad aderire”. Il segretario alla Difesa ha infine rilanciato l’invito alla leadership Iraniana “a smetterla con le attivita’ distruttive e destabilizzanti e a proseguire intraprendendo un sentiero diplomatico e di pace. Dura e immediata arriva la reazione del comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, il generale maggiore Hossein Salami. “L’Iran rispondera’ sicuramente a qualsiasi minaccia e chiunque voglia che il suo paese diventi il campo di battaglia principale, puo’ iniziare la guerra – ha detto il comandante – l’Iran non lascera’ che alcuna guerra resti circoscritta, andra’ avanti fino al completo annientamento dell’aggressore e non lascera’ alcun posto al sicuro”.

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