Usa, Pechino vuole un impero marittimo. Ma Cina nega

Usa, Pechino vuole un impero marittimo. Ma Cina nega
15 luglio 2020

Stati uniti e Cina tornano in polemica per un tratto di mare cruciale da un punto di vista geopolitico: il Mar cinese meridionale. Il segretario di Stato Mike Pompeo, oggi, ha accusato Pechino di voler trattare quel pezzo conteso di oceano come il proprio “impero marittimo”. La Repubblica popolare ha reagito negando di avere un’intenzione del genere. “Il mondo non consentirà a Pechino di trattare il Mar cinese meridionale come il suo impero marittimo”, ha affermato il capo della diplomazia americana. Gli Ha risposto per le rime il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian: “La Cina non sta cercando di diventare un impero marittimo. La Cina tratta le sue nazioni vicine su base egualitaria ed esercita la massima moderazione”.

Dietro alla risposta cinese una preoccupazione chiara: che gli Stati uniti stiano cercando di affondare ancor di più il cuneo delle divisioni con le nazioni del Sudest asiatico, con le quali è aperta la vertenza per quel pezzo dell’Oceano pacifico strategico per le vie di afflusso di materie prime per tutta le regione e, in particolare, per la Cina stessa. “Gli sforzi di Washington per dividere – ha affermato Zhao – non avranno successo”. Ancor più chiara questa preoccupazione è emersa dalle dichiarazione di oggi di un portavoce dell’ambasciata cinese a Washingron, il quale ha accusato Pompeo di voler “creare discordia tra la Cina e gli altri paesi della costa”. E ha continuato: “Noi consigliamo la parte statunitense di rispettare rigorosamente il suo impegno di non schierarsi sulla questione della sovranità territoriale, di rispettare gli sforzi dei paesi della regione per un Mar cinese meridionale pacifico e stabile e di fermare i suoi tentativi di danneggiare e sabotare la pace regionale e la stabilità”.

Leggi anche:
Attacco ucraino con missili americani Atacms: tensione alle stelle mentre Mosca minaccia risposta nucleare

La Cina rivendica la sovranità su qualcosa come oltre l’80 per cento del Mar cinese meridionale. Ma una sentenza del Tribunale internazionale del mare dell’Aia, che ha il compito di vigilare sul rispetto della Convenzione internazionale sul diritto del mare, ha dato ragione alle Filippine che contestavano questa pretesa cinese. Oltre a Manila, poi, diversi altri paesi hanno rivendicazioni territoriali nella regione e, tra questi, il Vietnam. La precedente Amministrazione Usa di Barack Obama aveva espresso soddisfazione per la sentenza, ma non aveva ufficialmente preso una posizione e lo stesso Pompeo non ha ufficialmente assunto una posizione, anhe se ha chiaramene definito “illegittime” le rivendicazioni di Pechino su una serie di isolette, secche e scogli che sono diventati la base per la costruzione di strutture in mare dove la Cina ha creato anche aeroporti.

Negli ultimi giorni le occasioni di frizione e i rischi di incidente si sono moltiplicati. Sia la Cina sia gli Usa nell’area hanno dato vita a esercitazioni militare. Gli Usa hanno inviato due gruppi navali guidati dalle portaerei USS Ronald Reagan e USS Nimitz. La Cina ha dato vita a manovra attorno alle isole Paracel. E anche i paesi vicini non stanno passivamente a guardare. Il Vietnam, per esempio, ha affermato che ogni rivendicazione territoriale nel Mar cinese meridionale dovrebbe essere regolata sulla base della Convenzione internazionale sul diritto del mare, firmata a Montego Bay nel 1982. Un chiaro avvertimnto alla Cina. askanews

Leggi anche:
Trump sceglie "Dottor Oz" alla guida sistema di assistenza sanitaria
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti