Gli Usa si oppongono a dichiarazione G7 su attacco a Sumy: “Priorità al dialogo con Mosca”
Tra accuse e negoziati, il capo della Casa Bianca rompe con il Gruppo dei Sette mentre Zelensky accusa Witkoff

Washington, la Casa Bianca
Gli Stati Uniti hanno bloccato un comunicato congiunto del G7 che avrebbe condannato l’attacco russo alla città ucraina di Sumy. L’amministrazione Trump, secondo quanto rivelato dall’agenzia Bloomberg che cita fonti diplomatiche, ha comunicato agli alleati la propria indisponibilità a firmare il documento, invocando la necessità di “preservare lo spazio per negoziare la pace” con Mosca.
Il Canada, che detiene attualmente la presidenza del gruppo, è stato costretto a informare gli altri membri dell’impossibilità di procedere in assenza dell’appoggio americano, facendo così naufragare l’iniziativa diplomatica in un momento di crescenti tensioni sul fronte orientale europeo. “Esiste un incentivo concreto per la Russia a terminare questo conflitto, e ciò potrebbe tradursi in partenariati economici con gli Stati Uniti”, ha dichiarato ieri Karoline Leavitt, segretaria stampa della Casa Bianca, durante un briefing con i corrispondenti.
“Ma dobbiamo prima assistere a un cessate il fuoco”, ha puntualizzato, “e sia il Presidente Trump che l’inviato speciale Witkoff l’hanno reso assolutamente chiaro alla controparte russa”. A Mosca, il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha sferrato un attacco frontale contro l’Alta rappresentante UE Kaja Kallas, chiedendone formalmente la rimozione dopo che quest’ultima ha esortato i Paesi candidati all’ingresso nell’Unione Europea a boicottare la parata del 9 maggio, commemorazione della vittoria sovietica nella “Grande guerra patriottica”. “Kallas deve essere rimossa dall’incarico e deferita a un tribunale internazionale delle Nazioni Unite”, ha tuonato Volodin attraverso il suo canale Telegram.
Sul versante dei negoziati, l’inviato speciale americano Steve Witkoff, fresco di colloquio con Vladimir Putin, ha rilasciato dichiarazioni ottimistiche in un’intervista esclusiva a Fox News, sostenendo che il leader del Cremlino sarebbe “aperto a un accordo di pace permanente” con Kiev. Una posizione rapidamente ridimensionata dal portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov: “La materia è talmente complessa che risulta difficile aspettarsi risultati immediati, nonostante i contatti in corso attraverso diversi canali”.
A complicare ulteriormente il quadro diplomatico, le affermazioni di Witkoff riguardanti i “cinque territori” rivendicati dalla Russia hanno scatenato l’immediata reazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Tutti i territori appartengono allo Stato unitario dell’Ucraina. Per noi rappresenta una linea rossa invalicabile il riconoscimento di qualsiasi territorio temporaneamente occupato come russo”, ha dichiarato con fermezza durante una conferenza stampa improvvisata a Kiev.
“I rappresentanti stranieri stanno discutendo di questioni che eccedono ampiamente la loro competenza”, ha aggiunto con tono marcatamente polemico. Nel frattempo, sul terreno non cessano le operazioni militari. L’autorità regionale di Kursk ha denunciato nella notte un massiccio attacco con droni ucraini che ha provocato la morte di una donna e il ferimento di altre nove persone, mentre proseguono i bombardamenti russi nel nord-est dell’Ucraina, con particolare intensità nell’area di Sumy.