Il presidente americano Joe Biden, assieme alla vice-presidente Kamala Harris, hanno scelto la città di Atlanta, in Georgia, come campo di battaglia per issare barricate permanenti al diritto di voto. Nella settimana che celebra il leader dei diritti civili, Martin Luther King, Biden, martedì, ha voluto sferrare il suo attacco all’inerzia del Congresso proprio dai luoghi che hanno visto King lottare per la piena uguaglianza, anche elettorale degli afroamericani e di tutte le minoranze. A pochi giorni dall’anniversario dell’assalto al Campidoglio il 6 gennaio 2021 da parte di sostenitori dell’ex presidente Donald Trump per impedire la certificazione della vittoria di Biden alle elezioni del 2020, approvare due norme a protezione del diritto di voto diventa centrale per la tenuta della democrazia statunitense.
Dalla sconfitta di Trump ad oggi 19 stati americani hanno emanato 34 leggi che attaccano il diritto di voto e ci sono 400 disegni di legge fermi nelle legislature statali che attendono di essere votati per imporre ulteriori restrizioni e ridisegnare i collegi elettorali. In vista delle elezioni di Midterm del prossimo 8 novembre in cui si rinnoverà per intero la Camera dei Rappresentanti e si voterà per il rinnovo di 34 dei 100 senatori, il Freedom to vote act e John Lewis Voting Rights Act diventano cruciali e Biden e la maggioranza dei democratici non intende sottostare neppure ad una delle consolidate prassi della democrazia statunitense, la norma del filibuster, che richiede la maggioranza qualificata di 60 voti al Senato per far approvare una legge, impossibile in questa legislatura dove 50 senatori sono democratici e 50 repubblicani.
Il Freedom to Vote Act creerebbe uno standard nazionale di base per l’accesso al voto, anticipando molte delle restrizioni più onerose che sono state approvate o proposte di recente negli stati e ampliando le opportunità per tutti gli americani di votare, consentendo la registrazione al seggio il giorno stesso delle elezioni e garantendo il ripristino del diritto di voto per chi ha già scontato una pena in carcere. Il disegno di legge richiederebbe a tutti i 50 stati di offrire periodi di voto anticipato per almeno due settimane prima del giorno delle elezioni, comprese le notti e i fine settimana. Ciascuno stato dovrebbe inoltre garantire che i seggi elettorali siano raggiungibili a piedi dai trasporti pubblici e accessibili agli elettori che vivono nelle campagne, compresi quelli con disabilità. Si chiede di limitare la durata della fila e consentire la distribuzione di acqua e cibo a chi attende.
Il disegno di legge creerebbe uno standard nazionale che consente il voto per posta per ogni elettore idoneo e che ne fa richiesta. Le schede votate potranno poi essere restituite per posta o di persona in uno dei seggi. Per il voto via posta farà fede il timbro postale. La norma dichiarerebbe festivo il giorno delle elezioni e inoltre stabilirebbe norme per il disegno dei collegi elettorali al fine di non privilegiare un partito o escludere le minoranze di colore. Inoltre si rafforzerebbero le norme che impediscono la rimozione per motivi politici dei funzionari addetti al voto e si inasprirebbero le multe per chi manomette schede o impedisce le certificazioni delle elezioni. Il disegno di legge promuoverebbe uno standard nazionale sui requisiti di identificazione per il voto in persona e reprimerebbe le informazioni false diffuse per dissuadere gli elettori dal votare. Verrebbero emesse sanzioni verso chi inganna gli elettori o intimidisce il processo elettorale e i dati andrebbero trasmessi al procuratore generale. Infine si propone di riformare il sistema di finanziamento della campagna elettorale rendendo trasparenti e pubblici i nomi dei finanziatori che offrono cifre superiori a 10.000 dollari.
Il John Lewis Voting Rights Advancement Act annullerebbe le disposizioni della Corte Suprema che nel 2013 aveva modificato una norma rilevante del Voting Rights Act del 1965, che imponeva agli stati noti per azioni di discriminazione di richiedere l’autorizzazione federale prima di modificare le norme di diritto di voto. La norma intitolata al senatore John Lewis, icona del movimento dei diritti civili deceduto nel dicembre 2020, crea una nuova formula per determinare quali stati e località saranno soggetti a preautorizzazione del dipartimento di giustizia. Se gli Stati hanno commesso negli ultimi 25 anni, almeno 10 violazioni dei diritti di voto e almeno una violazione a carico proprio dello Stato, dovranno ricevere una preautorizzazione. Dovranno registrarsi 10 anni senza alcuna violazione prima che il Dipartimento di giustizia autorizzi a legiferare sul diritto di voto senza alcuna forma di preautorizzazione.
Il disegno di legge chiede di ampliare i confini delle giurisdizioni se le minoranze sono diventate numerose, senza suddividerle in altri collegi, mantenendole in tal modo sempre popolazioni minoritarie. Inoltre si richiede di consentire agli elettori di intentare un’azione federale per negazione del voto quando le restrizioni di voto fanno sì che gli elettori di minoranza abbiano più difficoltà a votare rispetto agli altri e di fare altrettanto quando il disegno dei collegi, noto come gerrymandering, rende più difficile la vittoria dei candidati preferiti dagli elettori di minoranza. Inoltre lo stato può essere citato per discriminazione razziale. La norma poi imporrebbe requisiti severi sulle identificazioni e controlli serrati sul materiale elettorale tradotto in più lingue. Infine viene richiesta l’apertura di seggi elettorali nelle riserve dei nativi americani, a cui va consentita la registrazione al voto direttamente al seggio.