Politica

Usa, Trump sempre più solo e arrabbiato al suo secondo impeachment

Donald Trump affronta il suo secondo impeachment sempre più solo e più arrabbiato. Quando mancano meno di sette giorni alla fine del suo mandato presidenziale, la cerchia dei suoi confidenti si sta restringendo, gli uffici della Casa Bianca si stanno svuotando e il presidente è sempre più arrabbiato per non essere stato difeso con più forza dagli alleati dalle accuse che gli sono state mosse per l’assalto al Congresso della scorsa settimana. Accuse che ieri hanno portato la Camera dei rappresentanti a dare il via libera all’impeachment per “istigazione all’insurrezione”, con il voto a favore anche di 10 repubblicani. Secondo quanto riferito al Washington Post da consiglieri e collaboratori, Trump sarebbe particolarmente furioso con il vice presidente Mike Pence, ma anche il rapporto con il suo avvocato Rudolph W. Giuliani starebbe andando in frantumi, tanto che il presidente ha dato istruzioni di non pagarlo.

Un funzionario dell’amministrazione ha rimarcato che il presidente “è piuttosto ferito” perché praticamente nessuno lo sta difendendo, neanche l’addetto stampa Kayleigh McEnany, il consigliere e genero Jared Kushner, il consigliere economico Larry Kudlow, il consigliere per la sicurezza nazionale Robert C. O’Brien e il capo di gabinetto Mark Meadows: “Non c’è più nessuno”. Uno dei pochi confidenti di Trump in questi giorni è il senatore Lindsey Graham, che la scorsa settimana si è però opposto al tentativo di non certificare l’elezione di Joe Biden. Martedì Graham ha discusso con Trump di impeachment e dei suoi ultimi giorni alla Casa Bianca. “Il presidente ha capito che è finita”, ha detto il senatore, facendo riferimento alle elezioni. “È difficile. Pensa di essere stato imbrogliato, ma niente cambierà la situazione”, ha aggiunto. Trump ha chiesto proprio a Graham di intervenire presso gli altri senatori perché non sostengano l’impeachment.

Tuttavia, ha rimarcato il Wp, a preoccupare di più Trump in queste ore sono soprattutto le decisioni che potrebbero avere conseguenze sulla sua vita una volta fuori dalla Casa Bianca, ossia i bandi imposti da Twitter e dagli altri social media, la cancellazione di un torneo di golf in una delle sue proprietà da parte della PGA of America, così come l’annuncio della Deutsche Bank di non finanziare più i suoi progetti. Se gli alleati voltano le spalle, l’elettorato repubblicano rimane però dalla parte del presidente: secondo un sondaggio Axios-Ipsos, la maggioranza di quanti votano Gop ritiene infatti che Trump ha fatto bene a contestare l’esito delle elezioni, non sia da biasimare per l’assalto al Congresso e vorrebbe ancora lui come candidato repubblicano nel 2024. Dal sondaggio emerge però una profonda frattura all’interno del partito, con il 56% degli elettori che si definisce “tradizionale” e il 36% repubblicani di Trump. Solo l’1% dei repubblicani di Trump, contro il 24% dei repubblicani tradizionali, pensa che Trump dovrebbe essere rimosso dall’incarico. E il 92% dei primi, contro il 41% dei secondi, ritiene che dovrebbe ricandidarsi nel 2024. askanews

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