Salute e Benessere

Vaccini e prevenzione, bilancio a 3 anni da inizio pandemia

Vaccino strumento di prevenzione e lotta alla diffusione di malattie infettive. A 3 anni dall’inizio del Covid, da una ricerca realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con SWG su un campione di 2.300 cittadini, emerge come il 70% degli italiani riponga fiducia nei vaccini. Il 47% dei cittadini che hanno contratto il virus ha seguito una terapia domiciliare, solo il 3% ha assunto i nuovi farmaci antivirali anti-Covid; il 37% dei cittadini che ha contratto il virus ha avuto sintomi persistenti, ma di questi soltanto il 47% ha ricevuto una diagnosi conclamata di Long-Covid.

I risultati sono stati presentati in Senato nel corso della conferenza “Covid-19, 3 anni dopo: quali impatti sulla salute e sulle prestazioni e il ruolo delle vaccinazioni”, promossa dalla Senatrice Tilde Minasi, in collaborazione con The European House – Ambrosetti e il CEIS – Centre for Economic and International Studies – dell’Università di Roma Tor Vergata e il contributo non condizionante di Pfizer. “Abbiamo realizzato nel corso del 2023 una nuova indagine per capire quale è stata l’esperienza dei cittadini italiani durante la pandemia. È emerso – afferma Rossana Bubbico Consulente Area Healthcare di The European House – Ambrosetti – come il 76% dei cittadini ritiene che i vaccini sia uno strumento di prevenzione sanitario efficace nel contrastare le malattie infettive. È un dato significativo ma che ci fa preoccupare perché se confrontiamo questo dato con la rilevazione del 2022 emerge come la percentuale dei cittadini si sia ridotta dell’11%, questo apre un tema su cosa fare e quali azioni mettere in campo per far capire quale è il valore e il contributo che i vaccini danno”.

Dell’89% del campione che si è vaccinato contro il Covid-19, il 67% ha dichiarato di aver effettuato anche la terza dose mentre solo il 15% riferisce di aver effettuato anche la quarta; pensando a eventuali dosi booster solo il 42% si dice propenso a un ulteriore richiamo mentre il 9% si dice ancora indeciso. “C’è tanto da fare – sottolinea Tilde Minasi, Componente Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato e Previdenza Sociale del Senato -. Bisogna puntare sulla ricerca, sulla prevenzione. Sono questi i pilastri per far sì che i cittadini si ammalino di meno. E questo comporta un costo minore per la sanità. La ricerca deve essere vista non come un costo ma come un investimento, perché poi porta i suoi frutti, in termini di minor malattie e di un aumento del Pil e della crescita economica. Se hai una società sana, questo implica crescita del territorio”.

Il successo della campagna di vaccinazione anti-Covid ha permesso non solo di ridurre la probabilità di ammalarsi di malattia grave ma ha giocato un ruolo chiave anche nel determinare la ripresa economica del Paese: “Credo che, alla luce di tutti i risultati investire sulle vaccinazioni e sulla prevenzione sia uno degli obiettivi principali che garantiscono la migliore costo-efficacia dell’intervento ma anche una importante ricaduta economica per il Paese”, conclude Francesco Saverio Mennini Research Director EEHTA del CEIS.

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