Il Vaticano, di certo, non ha mai commentato ufficialmente la vicenda, e i maggiorenti della Segreteria di Stato si sono sempre trincerati, ancora negli ultimi giorni, in un impenetrabile “no comment” su tutta la vicenda. Nel frattempo, il settimanale Le canard enchainée, storica testata satirica con buone fonti nel mondo dell’amministrazione pubblica e della diplomazia, ha scritto ieri – e anticipato nei giorni precedenti – che Stefanini era stato ricevuto sabato da Papa Francesco. La fuga di notizie, che avrebbe irritato non poco i due protagonisti dell’incontro, non è stata confermata dal Vaticano. Secondo il giornale francese, Bergoglio avrebbe spiegato a Stefanini di “non avere nulla contro la sua persona” ma di non aver apprezzato la legge francese sul matrimonio omosessuale e “i metodi dell’Eliseo che hanno tentato di forzare la mano” sulla nomina. Secondo il Canard, infine, l’Eliseo avrebbe preso in considerazione di ritirare Stefanini e proporre un altro candidato. Ipotesi smentita dall’Eliseo. E, dopo un silenzio di 24 ore, il portavoce del governo francese, il ministro Stephane Le Foll, ha confermato, in risposta ad una domande di un briefing che si è svolto ieri, l’incontro tra il Papa e l’ambasciatore designato. Ma – ha aggiunto – “non dò credito” alle altre informazioni contenute nell’articolo: “Restiamo dove siamo, c’è un candidato presentato dalla Francia e per ora attendiamo, dopo le discusisoni normali e il tempo necessario allo studio di questa candidatura, la risposta che ci darà il Vaticano”. Punto.
L’agenzia stampa francese I.Media, specializzata in informazione vaticana, riporta, oggi, che durante l’incontro tra il Papa e Stefanini, avvenuto non già sabato, ma venerdì, e durato non già un quarto d’ora, ma quaranta minuti, “il Papa e il suo ospite hanno avuto uno scambio in un clima particolarmente cordiale, o affettuoso e denso di spiritualità”. Nel corso dell’udienza riservata il Papa si sarebbe “preso il tempo di interrogare Laurent Stefanini al fine di comprendere meglio le intenzioni del diplomatico”, il quale, peraltro, vive da sempre con discrezione e senza rivendicazioni la sua omosessualità. “I due uomini avrebbero anche preso il tempo, su iniziativa del Papa, di pregare insieme”. Di più non è dato sapere. Di certo, aleggia su tutta la vicenda un non-detto che sembra esulare dalla persona dell’ambasciatore designato. Di certo la Santa Sede si trova in una situazione molto delicata, nella quale qualsiasi decisione suscita critiche e problemi diplomatici. Di certo Palazzo apostolico e Eliseo non vogliono rovinare i rapporti, tanto più in vista della pubblicazione dell’enciclica ecologia di Bergoglio, prima dell’estate, a pochi mesi dal vertice Onu sull’ambiente che Parigi ospiterà a dicembre, come dimostra anche il fatto che l’inviato per l’ambiente di Francois Hollande, Nicolas Hulot, sarà ospite a giugno del padiglione della Santa Sede all’Expo di Milano. E di certo, come ha spiegato lo storico francese del papato Philippe Levillain a Liberation, “avere ottenuto un incontro con il Papa è un segno raro di considerazione”. Che Jorge Mario Bergoglio ha voluto riservare, prima di ogni decisione, ad una persona che, a prescindere dall’orientamento omosessuale, è finito nel tritacarne delle veline e delle inettitudini (o manovre) diplomatiche.