Vatileaks, monsignor Vallejo ancora in cella. Niente grazia dal Papa

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La lettera con la domanda di grazia è arrivata da tempo sul tavolo di Papa Francesco, ma il Pontefice argentino, almeno fino a ora, non le ha dato alcun seguito. E’ così che monsignor Lucio Vallejo Balda continua a vivere i suoi giorni di detenzione in Vaticano nella cella del Corpo della Gendarmeria. Il prelato spagnolo, ex segretario della Prefettura vaticana degli Affari economici e della commissione Cosea per la riforma delle finanze d’Oltretevere, deve scontare i 18 mesi di reclusione che gli sono stati inflitti il 7 luglio scorso dal Tribunale della Città del Vaticano al momento della condanna come uno dei presunti ‘corvi’ nello scandalo Vatileaks 2. E la missiva vergata da mons. Vallejo nei caldi giorni dell’estate scorsa, con la sua richiesta di perdono, sembra non aver convinto Francesco che evidentemente su questa vicenda vuole mantenere una linea dura. Il suo predecessore Benedetto XVI, prima del Natale 2012, concesse la grazia all’ex maggiordomo infedele, Paolo Gabriele, condannato anch’egli a un anno e mezzo di prigione, sempre per la fuga di documenti riservati finiti su libri e giornali.

D’altronde la linea di Bergoglio, in questo secondo caso Vatileaks, si è manifestata in più fasi: nell’avere autorizzato personalmente, all’inizio delle indagini, gli arresti dello stesso Vallejo e della sua presunta complice Francesca Immacolata Chaouqui, condannata poi a dieci mesi ma con pena sospesa per cinque anni; nell’aver voluto che si celebrasse un processo pubblico che ha fatto emergere fatti e circostanze impopolari per l’immagine della Chiesa; nell’aver, durante un Angelus nel novembre dello scorso anno, definito “Urbi et orbi” un reato il fatto di divulgare documenti riservati. Nella sua sentenza, il tribunale vaticano aveva anche prosciolto per difetto di giurisdizione, i due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, nei cui libri “Via Crucis” e “Avarizia” sarebbero finite le carte trafugate. Francesco non sembra intenzionato a dare la grazia in tempi brevi, in quanto nonostante la richiesta di Vallejo fattagli pervenire brevi manu, il prelato spagnolo, per i comportamenti avuti in seguito all arresto del 1 novembre scorso, non sembra mostrare quella condizione di pentimento in grado di far maturare la clemenza del Pontefice. Così, il monsignore spagnolo, giunto nel 2011 dalla diocesi iberica di Astorga con grandi aspirazioni, resta l’unico prelato detenuto in cella in Vaticano. E per trovare un precedente, bisogna andare molto indietro nel tempo, fino alla carcerazione di mons. Edward Prettner Cippico, truffatore seriale che fu rinchiuso nel 1948 nella Torre dei Venti, anche per aver favorito la fuga di carte verso l’Unione sovietica, non senza riuscire a mettere in atto una rocambolesca, seppur temporanea, evasione.