Venezuela, giuramento del presidente Maduro ma l’Occidente non lo riconosce. Gli Usa offrono 25 milioni per farlo arrestare
Nicolas Maduro ha giurato solennemente davanti all’Assemblea Nazionale venezuelana per il suo terzo mandato come Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, coprendo il periodo 2025-2031. La cerimonia si è svolta sotto un imponente apparato di sicurezza, in un clima di tensione politica alimentato dalle contestazioni elettorali.
Contesto elettorale
Le elezioni che hanno portato alla rielezione di Maduro sono state ampiamente contestate sia dall’opposizione interna che dalla comunità internazionale. L’opposizione, guidata da figure come Edmundo González Urrutia, ha denunciato brogli elettorali e si è autoproclamata vincitrice. In un comunicato, l’opposizione ha definito il giuramento di Maduro come “un colpo di Stato”, accusando il governo di ignorare la volontà popolare espressa durante le elezioni del 28 luglio.
Reazioni internazionali e sanzioni
La comunità internazionale ha reagito con veemenza. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni contro otto funzionari venezuelani, tra cui il presidente della compagnia petrolifera statale PDVSA e il ministro dei trasporti, accusati di aver facilitato la repressione e la violazione dei diritti umani. Anche la compagnia aerea di stato è stata sanzionata. Inoltre, gli Stati Uniti hanno aumentato la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro a 25 milioni di dollari, con ulteriori taglie su altri funzionari chiave come Diosdado Cabello e Vladimir Padrino.
Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha definito il regime di Maduro “illecito”, mentre la Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha espresso preoccupazione per l’arresto e la successiva liberazione della leader dell’opposizione Maria Corina Machado, descrivendo l’evento come “un altro inaccettabile atto della repressione del regime di Maduro”. Meloni ha anche dichiarato che l’Italia non riconosce la vittoria elettorale proclamata da Maduro.
Il futuro politico del Venezuela
Il giuramento di Maduro segna un’ulteriore divaricazione tra il governo e l’opposizione, con quest’ultima che continua a chiedere un cambiamento democratico e una transizione pacifica. La situazione rimane tesa, con la possibilità di ulteriori proteste e scontri, mentre il mondo guarda a come evolverà la crisi politica e umanitaria nel paese.
Il Venezuela, sotto la guida di Maduro, si trova a un bivio, con la popolazione divisa tra chi sostiene il governo e chi desidera un cambiamento, in un contesto internazionale che continua a premere per il rispetto dei diritti umani e della democrazia.
Il voto contestato
Il voto che ha portato alla rielezione di Nicolas Maduro per il mandato 2025-2031 è stato al centro di numerose controversie e contestazioni, sia all’interno del Venezuela che a livello internazionale. Ecco alcune principali contestazioni.
Accuse di brogli elettorali: l’opposizione ha denunciato irregolarità significative durante il processo elettorale. Tra le accuse principali ci sono state la manipolazione dei risultati, l’intimidazione degli elettori, e l’uso di risorse governative per favorire Maduro.
Risultati contestati: l’opposizione, rappresentata da figure come Edmundo González Urrutia, ha sostenuto di aver vinto le elezioni con una maggioranza significativa, basandosi su sondaggi interni e su presunti dati elettorali non ufficiali. Hanno dichiarato che i risultati ufficiali, che davano la vittoria a Maduro, erano stati alterati.
Assenza di osservatori internazionali: la mancanza di osservatori elettorali internazionali indipendenti è stata un punto di forte critica. L’opposizione ha affermato che ciò ha permesso al governo di manipolare il processo elettorale senza controllo esterno.
Non riconoscimento del risultato: molti paesi e organizzazioni internazionali, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione Europea, e diverse nazioni latinoamericane, hanno rifiutato di riconoscere la validità del voto, citando mancanza di trasparenza, democrazia e libertà durante il processo elettorale. Come risposta alle accuse di frode elettorale e alla repressione politica, gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro funzionari venezuelani, accusati di facilitare la manipolazione elettorale e di violare i diritti umani.
Ci sono state denunce di irregolarità nella gestione delle urne elettorali, nella logistica del voto e nel controllo dei seggi. L’opposizione ha evidenziato casi in cui i risultati dei seggi non coincidevano con i dati ufficiali pubblicati. Si è lamentato che i media statali hanno avuto un monopolio sull’informazione elettorale, limitando la copertura dell’opposizione e manipolando l’opinione pubblica. Inoltre, l’opposizione ha riportato numerosi episodi di intimidazione contro i suoi sostenitori, arresti arbitrari di leader politici e attivisti, e l’uso della forza da parte di gruppi paramilitari pro-governativi.