I 14 Paesi del Gruppo di Lima hanno richiamato i rispettivi ambasciatori dal Venezuela dopo la rielezione di Nicolas Maduro a presidente per protestare contro uno scrutinio “non conforme alle norme internazionali di un processo elettorale trasparente e democratico”. Il gruppo, che include Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia e Messico, ha anche annunciato la convocazione dei rappresentanti diplomatici venezuelani nei loro Paesi. Nicolas Maduro è stato rieletto ieri fino al 2025, in uno scrutinio contestato dalla comunità internazionale e dichiarato illegittimo dai suoi oppositori che hanno denunciato le pressioni sugli elettori. Il Gruppo di Lima ha “ribaditola sua preoccupazione per la crescente crisi politica, economica, sociale e umanitaria che ha deteriorato la vita in Venezuela e si riflette nella migrazione di massa di venezuelani verso i nostri Paesi”.
I Paesi firmatati hanno previsto di convocare dalla prima quindicina di giugno una riunione in Perù con delle autorità responsabili della migrazione “per scambiarsi le idee e dare una risposta” al problema. Devono anche “coordinare delle azioni affinché gli organismi finanziari internazionali e regionali non concedino più prestiti al governo del Venezuela”, considerando che è “incostituzionale” che il Paese “si indebiti senza l’avallo della sua Assemblea nazionale”, a meno che i prestiti non servano a finanziare l’aiuto umanitario. Colpita dal crollo del prezzo del petrolio dal 2014, il Venezuela è sprofondato in una acuta crisi economica. In cinque anni il Pil è sceso del 45% secondo il Fondo monetario internazionale che anticipa una contrazione del 15% nel 2018 e una iperinflazione del 13.800%.