Oltre 66 milioni di euro per aver scontato quasi 22 anni di carcere ingiusto. E’ il risarcimento chiesto da Giuseppe Gulotta, vittima di uno degli errori giudiziari più gravi della Repubblica Italiana, depositato al Tribunale di Firenze dagli avvocati Baldassarre Lauria e Pardo Cellini, che lo hanno assistito sin dal processo di revisione. Nell’atto, in cui Gulotta chiede 66.247.839,20 euro, vengono citati, tra gli altri, la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno, il ministero della Difesa e il ministero dell’Economia.
Gulotta venne arrestato nel gennaio del 1976 per l’omicidio di due carabinieri della Stazione di Alcamo Marina, Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo. Allora diciottenne, Gulotta venne condannato all’ergastolo, ma dopo nove processi e 22 anni di carcere ingiusto, fu assolto dalla corte d`Appello di Reggio Calabria che stabilì come la confessione venne estorta con sevizie e torture da parte dei militari dell’Arma dei carabinieri. Nella vicenda erano state coinvolte altre tre persone, poi risultate innocenti come Gulotta: Vincenzo Ferrantelli, Gaetano Santangelo e Giovanni Mandalà, che, dopo 19 anni di detenzione, è stato assolto nel 2014. L`uomo era però deceduto nel 1998.
“E’ la prima volta in 200 anni di storia che l’Arma dei Carabinieri viene citata per responsabilità penale”, dice l’avvocato Lauria ad Askanews. “Ci sono due aspetti che sono contenuti nell’atto: il primo riguarda la responsabilità dello Stato come tale per non aver codificato negli anni il reato di tortura. Il secondo profilo è quello che attiene agli atti di tortura posti in essere in una sede istituzionale (la caserma dei carabinieri, ndr) da personale appartenente all’Arma che ha generato un gravissimo errore giudiziario”, ha aggiunto il legale di Gulotta sottolineando che “è stata la stessa Cassazione a dirci di rivolgerci all’Arma per il risarcimento del danno subìto per le torture perché il giudice è stato indotto nell’errore dalla falsa confessione estorta”.