Verdini salva il Pd dopo lo sgambetto dei Cinquestelle. Poi sale al Quirinale

di Paolo Zappitelli

Prima ha permesso al Pd in Senato di prendere una settimana di tempo per provare a districare l’intricatissima matassa del disegno di legge Cirinnà sulle Unioni Civili, poi, nel primo pomeriggio è andato al Quirinale invitato da presidente Mattarella. Ufficialmente per una visita di cortesia, in realtà per dare rassicurazioni al Capo dello Stato sulla tenuta del governo Renzi. Proprio in un momento in cui la sicurezza sempre sfoggiata dal premier inizia a dare qualche piccolo scricchiolio. Il no dei Cinque Stelle a votare il “supercanguro” l’emendamento che avrebbe tagliato tutti gli altri presentati dall’opposizione sul testo delle unioni gay sembra infatti aver definitivamente affossato il disegno di legge. E questa potrebbe essere la prima sconfitta del Pd “renziano” dopo due anni di governo. Così, ieri mattina, quando il Partito Democratico ha deciso di prendere tempo, proponendo lo slittamento di una settimana dell’esame del testo, i voti per fare passare la richiesta sono arrivati proprio del gruppo Ala dei verdiniani che l’hanno fatta approvare con 155 voti a favore contro 141. Una scelta che in questo modo ha salvato i Democratici da un’altra disastrosa sconfitta dopo quella di martedì sera.

“Sono orgogliosa di essere nel gruppo di Verdini che ha votato con il Pd in favore dei diritti delle persone e contro le discriminazioni – ha commentato la senatrice Manuela Repetti – Se questo significa essere una stampella, lo farei sempre e a testa alta”. Del resto palazzo Madama è il campo più delicato e “scivoloso” per Renzi, visto che la maggioranza si regge in piedi per una manciata di voti. Ed è lì che il segretario dei Dem gioca le sue partite più “spregiudicate” facendo passare i provvedimenti più complicati e indigesti talvolta anche con l’appoggio dei Cinque Stelle. Cosa che però non è riuscita con il disegno di legge Cirinnà. Uno “scivolone” che non è sfuggito a Sergio Mattarella. Il quale ha approfittato della visita del capogruppo di Ala Denis Verdini – con lui c’erano anche il tesoriere del partito Ignazio Abrignani, il segretario politico Massimo Parisi e il capogruppo in Senato Lucio Barani – per informarsi sulle fibrillazioni a palazzo Madama. E da Denis Verdini sono arrivare le rassicurazioni che il Capo dello Stato si aspettava: il gruppo di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie garantirà l’appoggio al governo. Soprattutto per far approvare i provvedimenti che sono stati messi in cantiere dall’esecutivo. Del resto Denis Verdini ha lasciato Forza Italia proprio perché in contrasto con la linea scelta da Silvio Berlusconi di affossare il patto del Nazareno, nato con Renzi con il solo obiettivo di portare a termine la parte delle riforme. Le quali, ha sempre sottolineato il leader di Ala, sono proprio quelle che voleva anche Forza Italia.

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