Verso accordo su riforma Senato, ma la partita va a settembre

Verso accordo su riforma Senato, ma la partita va a settembre
29 luglio 2015

Serve un accordo politico alto piùttosto che la ricerca di singoli voti. Il Presidente del Senato Pietro Grasso interviene nella delicata partita della riforma costituzionale sollecitando la maggioranza a utilizzare il tempo fino alla ripresa dei lavori a settembre per individuare una soluzione politica. Ma Grasso fa anche un altro passo e avverte che sull’articolo 2, quello più contestato del ddl Boschi, che riguarda l’elezione del nuovo Senato delle autonomie occorrerà di certo intervenire visto che “contiene una contraddizione”. Dal governo non commentano l’intervento del Presidente del Senato, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che ha passato gran parte della giornata a palazzo Madama per seguire le commissioni e mettere la fiducia sul decreto enti locali, si limita a dire: “non ho ancora letto l’intervento di Grasso perciò non ne parlo”. Fonti Pd invece definiscono quella del presidente del Senato una “opinione personale” e niente di più, in ogni caso per ora nessuna trattativa è stata aperta con la minoranza Pd e dunque la partita è ormai rinviata a settembre quando diverse altre vicende politiche si saranno evolute e diranno se il governo punterà a trovare un’intesa con la minoranza Pd, che vuole un Senato elettivo modificando l’articolo 2, o invece sceglierà il sostegno dei verdiniani e di Fi. E proprio domani, a bocce ferme, Denis Verdini annuncerà la formazione del suo gruppo parlamentare al Senato che si chiamerà “Alleanza Liberalpopolare-Autonomie”.

Grasso ha precisato che il suo intervento non si basa su una sua opinione perchè è nella relazione della presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, che si sottolinea come le modifiche apportate alla Camera in un comma dell’articolo 2, “si palesa una possibile contraddizione che va comunque risolta sulla durata del mandato senatoriale dei sindaci che, stando all’attuale formulazione, potrebbero mantenere, per tutto il tempo della consilitatura regionale che li ha eletti, il ruolo di senatori, pur senza più esercitare le funzioni di governo locale”. Insomma l’appiglio procedurale non esiste, è il ragionamento della seconda carica dello Stato, perchè se va corretto quel comma vuol dire che andrà rivotato tutto l’articolo 2 e allora servirà necessariamente un accordo politico per evitare che tutto il progetto si debba reggere sulla conta dei voti.

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E le parole di Matteo Renzi potrebbero lasciar intendere che nel calendario è stata messa in conto anche questa eventualità: “le riforme costituzionali saranno approvate dal Senato entro il 15 ottobre – ha assicurato il premier -, poi vedremo se sarà necessaria una nuova lettura”, comunque “a giugno o ottobre del 2016 ci sarà il referendum confermativo, che sarà un elemento chiave del dibattito politico”. A settembre si dovrà chiudere anche la partita della riforma della Rai su cui il governo insiste per avere un via libera dalla Camera sul testo che verrà licenziato a palazzo Madama entro fine mese. “La palla è nelle mani del Parlamento – ha ribadito il sottosegretario Antonello Giacomelli -, ma certo non si possono lasciare i vertici in prorogatio ancora per molto: o alla Camera si trova una corsia preferenziale o si procede con un decreto o si elegge il nuovo cda con la Gasparri”.

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