Verso coabitazione a Roma, Vaticano e grillini si “annusano”

Verso coabitazione a Roma, Vaticano e grillini si “annusano”
20 giugno 2016

Nella primavera del 2013, quando i “grillini” erano entrati in massa per la prima volta nel Parlamento italiano, si faceva fatica a trovare un esponente del movimento cinque stelle con un esplicito retroterra cattolico. Tra le eccezioni Giuseppe D’Ambrosio, famiglia cattolica, ex seminarista, un certo entusiasmo per Papa Francesco – anche il Pontefice, eletto il marzo di quell’anno, era alle prime mosse a Roma – ma anche grande autonomia dal magistero, quando ad esempio firmò una proposta di legge per i matrimoni gay: “Le questioni vanno affrontate senza veti o minacce”. I grillini, del resto, raccoglievano (lo rilevava un sondaggio delle Acli) un mero 13,7% di preferenze tra gli elettori cattolici. Tra i parlamentari “cittadini” e la Sede di Pietro non vi era allora nessun particolare motivo di reciproco interesse. Ora è diverso. Al Campidoglio fa il suo ingresso una sindaco grillina, Virginia Raggi. E tra le due sponde del Tevere, non da oggi, prelati ed emissari di Beppe Grillo si osservano, si studiano, si annusano, per stabilire, se non un “entente cordiale”, una positiva collaborazione, oggi nella città del Papa, domani chissà. L’Osservatore Romano, voce ufficiosa del Palazzo Apostolico, mescola riconoscimento per l’indiscutibile del M5S e cautela sul futuro.

“Successo clamoroso” di Virginia Raggi a Roma, “ancora più sorprendente” la vittoria di Chiara Appendino a Torino, scrive il giornale vaticano. In prima pagina, le foto delle nuove sindaco di Roma e Torino. All’interno, in un articolo di analisi sul voto di ieri, la disamina della “sconfitta netta” del Pd, delle “difficoltà di una coalizione priva di quel collante che è stato a lungo Berlusconi”, mentre invece, si legge, il Movimento 5 Stelle, “in questo frangente”, è stato “abile nel calamitare al contempo tutto il malcontento locale, come a Roma, e tutto il malcontento nei confronti di Roma, come a Torino”. Sulla capacità di governare realtà complessa come la capitale d’Italia, insomma, nessun pregiudizio, né alcuna certezza. Lo stesso attendismo mostrato mesi fa dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che, interpellato dai cronisti a margine di un convegno, si limitò ad augurare “successo” a Virginia Raggi con un sorriso più criptico che caloroso. Di certo c’è che nei mesi scorsi, prima ancora che si dimettesse Ignazio Marino, Marcello De Vito, capogruppo al consiglio comunale, Gianluca Perilli, capogruppo alla Regione Lazio, e Roberta Lombardi, parlamentare laziale, incontrarono il responsabile del Giubileo, mons. Rino Fisichella. La squadra dei pentastellati non si presenta insomma impreparata alla gestione dell’ultimo scorcio dell’anno santo che, voluto da Papa Francesco, si concluderà il prossimo 20 novembre. Di certo, ancora, c’è che nel corso del tempo il voto grillino si è maggiormente definito, radicato, e, seppure non si possa fare un collegamento diretto con il voto negativo dei parlamentari del M5S sulla legge sulle unioni civili, si è scoperto più cattolico degli esordi.

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Secondo i dati di una recente indagine di Eumetra Monterosa, ad esempio, si definisce “cattolico praticante” il 43% degli elettori per il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, una percentuale non molto inferiore a quella del Pd, della Lega o di Forza Italia. E anche in Vaticano, dove pure non tutti i prelati la pensano allo stesso modo, il movimento cinque stelle è guardato quando con simpatia, quando con diffidenza, comunque con attenzione. A partire dal primo banco di prova, quella appunto del Campidoglio. Qualche abboccamento tra la canidata grillina ed esponenti dello Stato pontificio già c’è stato, altri sono in cantiere. Poi avrà luogo, col tempo, un’udienza della prima donna sindaco della capitale dal vescovo di Roma, Papa Francesco. Il quale sembra mantenere una certa distanza dalla politica italiana. Ma anche un’occhio attento a quello che accade nelal sua città. Accolse con cordialità Ignazio Marino, poi i rapporti, pare per una certa imperizia del sindaco, si sono guastati. Fino alla famosa presa di distanza pronunciata da Jorge Mario Bergoglio sul volo di ritorno da Philadelphia, “Non l’ho invitato io, chiaro?”, che certo non ha allungato la vita dell’amministrazione del sindaco chirurgo. Nessuno sconto, nessun pregiudizio. C’è da giurare che Papa Francesco avrà lo stesso atteggiamento nei confronti di Virginia Raggi.

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