Mario Draghi vuol chiudere la partita sull’estensione del green pass ma è pronto anche a un intervento “d’urgenza” per ridurre l’impatto dell’aumento delle tariffe elettriche. Il presidente del Consiglio ha passato il pomeriggio di ieri a Bologna (per l’intitolazione di un’aula a Beniamino Andreatta e per partecipare al G20 delle fedi religiose), ma già in serata è era tornato a Roma per chiudere la partita del certificato verde prima di volare ad Atene (venerdì) per il Summit dei Paesi dell’Europa meridionale.
Dunque giovedì, salvo slittamenti, potrebbero essere convocati prima una cabina di regia e poi il Consiglio dei ministri per una nuova e più ampia estensione dell’obbligo di green pass. Certo che l’apertura fatta lunedì dal ministro leghista dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha aiutato molto la positiva riuscita dell’operazione, togliendo forza all’opposizione di Matteo Salvini. Nelle ultime ore, sul tema, il leader della Lega ha evitato di prendere una posizione netta. “Non ho ancora visto nessun documento, sono solito leggere i documenti prima di commentarli, nessuno ci ha detto niente, quindi…”, si è limitato a dire ai cronisti a Milano.
Un segno della difficoltà, in casa leghista, di trovare una linea unitaria. Ormai è data per certa l’estensione al settore pubblico, mentre per quanto riguarda il privato la partita non è ancora chiusa. Dunque, spiegano fonti dell’esecutivo, in un primo momento potrebbe essere deciso un intervento ristretto, per chi è a contatto con il pubblico e dove il certificato è richiesto agli utenti. Ad agitare la navigazione del governo sono però, in queste ore, due temi economici: gli aumenti delle bollette e la riforma fiscale. Sul primo punto, ieri era stato il ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani (che ieri ha visto Giuseppe Conte per un “chiarimento” dopo le frasi sul nucleare) a lanciare l’allarme, annunciando che dal primo ottobre “la bolletta elettrica aumenta del 40%”.
Una prospettiva che nella maggioranza (soprattutto in vista delle elezioni) tutti vogliono evitare. Per questo dai partiti è arrivato un appello sostanzialmente bipartisan al governo. “Ho chiesto fortemente al governo e a Draghi interventi per tagliare la parte di tasse che appesantisce la bolletta in modo che questo aumento arrivi a zero”, ha detto Salvini, su questo per una volta d’accordo con il segretario del Pd Enrico Letta, che sollecita azioni “per ridurre una tantum gli oneri di sistema e così limitare un impatto che è una gelata sui consumi delle famiglie e sulla ripresa”. Stessa linea anche dai 5stelle di Conte. E in serata fonti dell’esecutivo assicurano che ci sarà un intervento, in via di definizione, che servirà a “lenire” gli effetti degli aumenti.
Altro capitolo ‘caldo’ è quello della riforma fiscale, dopo che indiscrezioni di stampa hanno ipotizzato un intervento sulla casa. Un’ipotesi che fa balzare dalla sedia il centrodestra, a partire dalla Lega che dice un secco “no”. “Le ipotesi di riforma del catasto avanzate dalla stampa vedono la Lega assolutamente contraria – fa sapere il Carroccio -. La posizione della Lega e del Parlamento sul tema è chiara nessun inasprimento delle imposte sugli immobili, né diretto né indiretto, nessuna revisione degli estimi catastali, neanche sotto la foglia di fico della parità di gettito”. Linea sposata in pieno da Forza Italia che, sottolinea Maurizio Gasparri, “è il partito dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa e continuerà in questa politica con tenacia e con coerenza”.