Scienza e Tecnologia

Verso la commercializzazione della carne coltivata

Coltivare la carne? Si può, si sta già facendo, e presto ne vedremo l’evidenza sul mercato. Ne è certo il professor Mark Post, che dopo aver fatto ricerca sul tema ha già lanciato una start up che nel giro al massimo di tre anni saprà produrre veri hamburger senza passare dal mattatoio. E’ uno degli incontri di eccellenza che hanno vissuto a Roma i selezionatissimi partecipanti al SingularityU Italy Executive program, riuniti per discutere sui temi centrali del nostro futuro. Come l’alimentazione. Post, professore presso la Maastricht University, è stato il primo nel 2013 a far crescere il muscolo di una mucca in provetta, assemblando e cucinando il primo hamburger sintetico della storia. Ora si lancia, con l’azienda Mosa Meat, nella commercializzazione.

Ma perché produrre carne “in vitro”? Lo spiega così: “E’ una carne pulita perchè rispetta l’ambiente, come sappiamo è dall’allevamento intensivo che si origina la gran parte delle emissioni di CO2, se la carne proviene da una coltivazione di cellule questo non accadrà più. Poi non bisognerà più uccidere animali per mangiare carne, inoltre useremmo molte meno risorse nel far crescere in provetta la carne rispetto all’allevamento, con un impatto positivo decisamente globale”. A quando allora la commercializzazione?

“Pensiamo di vedere la nostra carne in commercio nei prossimi due anni e mezzo. Vedremo in commercio i nostri hamburger, sarà sicuramente un prodotto di fascia alta dal punto di vista dei costi, più adatto all’acquisto diretto da parte dei ristoranti piuttosto che dei supermercati. Dovremo prima passare dall’agenzia europea per la sicurezza degli alimenti, poi ci sono i tempi tecnici per la produzione, così arriviamo ai due anni e mezzo”.

Questa quindi è una fase estremamente delicata, come conferma il professor Post: “In questa fase stiamo lavorando su molti aspetti della carne in cultivo: per migliorare il sapore, specialmente la consistenza, che è molto importante, e poi c’è la parte di produzione. Ma molto importante è il fatto che sul mercato questa carne avrà solo le cellule che la compongono di origine animale, il resto è di origine vegetale”.

Nessun dubbio però sull’accettazione da parte dei consumatori: “Penso che i consumatori siano pronti per accettare questo tipo di carne. Ci sono diversi studi, uno anche in Italia, ma anche in Europa, in Australia, in Cina addirittura ed anche in India, che rilevano come il 50% degli intervistati accetta questa idea. Magari con qualche esitazione ma la accettano in vista di una produzione reale e regolare di questo tipo di carne. La vorrebbero provare, insomma. E attendono un prodotto di qualità ad un prezzo ragionevole. Sono sicuro che i consumatori ci seguiranno”.

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