Politica

Verso la nascita di Sinistra Italiana, a febbraio congresso. In agenda scioglimento di Sel

C’è l’intesa sullo scioglimento di Sinistra ecologia e libertà, c’è un calendario congressuale per la nascita formale di Sinistra italiana, non c’è ancora chiarezza su quale sarà realmente la platea che darà vita al nuovo partito che dovrebbe raccogliere gli ex Sel e alcuni fuoriusciti dal Pd come Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre. E’ questo lo scenario al termine di un weekend di riunioni che lascia invariata la frammentazione politica dell’area della sinistra extra Pd e che ruota, come da anni a questa parte, attorno al binomio autonomia-alleanze.

Sabato scorso il Comitato promotore nazionale di Sinistra italiana ha approvato il regolamento del Congresso nazionale fondativo, che si terrà dal 17 al 19 febbraio del 2017. L’assemblea nazionale di Sel ha approvato la proposta di scioglimento avanzata dal fondatore Nichi Vendola ed ha approvato un documento minimale, presentato dal coordinamento uscente, che formalizza lo scioglimento e impegna il gruppo dirigente a “dare il massimo impulso alla costruzione di un soggetto politico, al momento nominato ‘Sinistra Italiana’”. Al momento. Ma domenica, all’assemblea nazionale di Sel, i presenti erano meno del 50 per cento. Perché è in corso la campagna sul referendum, ma anche perché parte della morente Sel lavora allo schema Pisapia-Zedda, tenere in vita un soggetto di sinistra che resta stabilmente nell’area dell’alleanza e del governo comune a livello locale e in prospettiva anche nazionale con il Pd, pur mantenendo un profilo critico su alcuni aspetti politici del renzismo. Chi non c’era, potrà votare on line nei prossimi giorni, e per il resto, l’appuntamento è fissato al dopo referendum, appuntamento cruciale per tutti, con una giornata di consultazione nazionale deli iscritti di Sel il 10 dicembre.

In occasione dell’assemblea di domenica, non sono mancate le critiche alla debolezza del progetto di Si, ma per ora Nicola Fratoianni, coordinatore uscente di Sel, può rivendicare il risultato di “aver fatto un passo in avanti in direzione del nuovo soggetto politico”. E rilanciare la necessità di confrontarsi con le sinistre europee, che “sotto la forma più tradizionalmente socialdemocratica o in altre vesti politiche, da Podemos a Syriza alla Linke, ridefiniscono la loro proposta a partire dall’uscita dalla subalternità al liberismo e quindi da una chiara autonomia politica, anche dal Pd. Ma non significa che chi sostiene questa posizione non voglia allearsi mai più con nessuno”. Resta da vedere in che ambito si collocheranno eventuali nuovi transfughi del Pd. “Ci sono esponenti della sinistra storica coi quali voglio discutere”, osserva Massimiliano Smeriglio, vice di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio e critico del progetto di Si, dove intravede rischi di deriva da “partito comunista anni 50”, che ignora o mette in secondo piano “i diritti civili, le lotte ambientali, le nostre esperienze di governo”. Ma una eventuale fuoriuscita dal Pd in seguito a una rottura traumatica per D’Alema, Bersani o altri potrebbe paradossalmente (è già successo con Stefano Fassina confluito in Si e con Pippo Civati che ha dato vita a Possibile) collocare, almeno in una prima fase, le forze reduci da quel partito su una linea di aspra contrapposizione, piuttosto che dialogo, con il renzismo. Scenari futuribili: per ora il nuovo partito Si, nei sondaggi, non supera Sel. E preoccupa i suoi potenziali fondatori.

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redazione