Sarà decisivo, l’appuntamento alle amministrative di ottobre per il MoVimento 5 Stelle. E Giuseppe Conte, lo sa bene. E così, l’ex premier, ora alla guida dei pentastellati, nel suo tour elettorale per l’Italia dispensa prudenza sul responso che potrebbe arrivare dalle urne, ma soprattutto mette le mani in avanti, per attenuare il colpo di una eventuale sconfitta. “Abbiamo avuto pochissimi giorni per affrontare questa tornata elettorale comunale” è il refrain di ogni comizio dell’ex “avvocato del popolo”, puntellando che “io mi sono insediato il primo agosto”. Come dire, una eventuale debacle non dovete addebitarla a me. I maligni scommettono che già c’è chi è pronto a rimpiazzarlo. Si fanno sempre i soliti nomi: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Un fatto è certo, Conte, al voto del 3 e 4 ottobre, ha deciso di non presentare il partito alle suppletive, nelle città dove ha trovato l’accordo con il Pd.
Un’intesa che appare molto sbilanciata verso i Dem dato che prevede che il candidato è sempre di area dem e dove i Cinquestelle corrono da soli non hanno chances di vittoria. Ma il tour di Conte va avanti. L’ex premier nei giorni scorsi è stato a Milano dove ha anche bocciato i suoi predecessori alla guida del M5s. “In passato non siamo stati capaci di dialogare con i cittadini milanesi – ha detto l’ex premier – se qui i risultati non sono stati brillanti è colpa nostra, per questo abbiamo iniziato a ripensare alcuni atteggiamenti”. In sostanza, il solito refrain: non aspettativi grandi numeri dalle urne perché non è colpa mia, sono leader da agosto. Poi il momento democristiano: permetteteci “di proporci con il sorriso alla comunità milanese”. E ancor prima dell’apertura delle urne, già apre al candidato sindaco Pd, Beppe Sala, a un sostegno dei grillini qualora l’attuale primo cittadino andasse al ballottaggio.
L’unica città in cui il M5s potrebbe arrivare al ballottaggio, invece, è Roma, dove la sindaca uscente Virginia Raggi è invisa a una parte dei vertici e ha lanciato la sua candidatura senza aspettare il placet nazionale. Questo peserà sulla leadership di Conte, accusato non solo di non essere in grado di gestire le varie anime del movimento ma anche i rapporti di forza nella ancora precaria alleanza giallorossa e che a tutt’oggi vede solo il Pd beneficiario di questa partnership. In ogni caso, il destino politico di Conte è legato ai risultati delle amministrative. Anche se, per Matteo Renzi, “il M5s non arriverà al 2023”. “Se Conte avesse la forza che dice di avere, si sarebbe candidato a Primavalle, invece da quel seggio sono scappati” ha sentenziato il leader di Iv.