Tutti contro Joe Biden, al centro del ring ma costretto a difendersi da colpi che arrivano da tutte le parti, con qualche zampata da vecchio leone che lotta piu’ per sopravvivere che per vincere. Il duello principale e’ con la senatrice Kamala Harris, che pero’ non brilla come la prima volta e si scopre vulnerabile anche verso altri rivali. Si puo’ sintetizzare cosi’ il nuovo round del secondo dibattito tv a Detroit tra altri dieci candidati dem alla Casa Bianca, tra cui si sono messi in evidenza il senatore nero Cory Booker, l’ex ministro di Obama Julian Castro e l’outsider Andrew Yang. Luci e ombre invece per la senatrice Kirsten Gillibrand, mentre per il sindaco di New York Bill de Blasio e’ stato un fiasco. “Vai piano con me, bambina”, aveva sussurrato Biden stringendo la mano sul palco alla Harris, che lo aveva trafitto nel primo dibattito rimproverandogli di aver votato contro il servizio di bus per integrare i neri nelle scuole e di aver collaborato con senatori segregazionisti.
Accuse che ieri sera ha rilanciato. Ma le prime scintille tra i due sono state sulla riforma sanitaria. Biden, che punta ad un rafforzamento dell’Obamacare, ha criticato il piano ‘Medicare for All’ della senatrice sostenendo che e’ troppo costoso, graverebbe sulla middle class ed escluderebbe le assicurazioni private. “E’ semplicemente inesatto”, ha replicato una combattiva Harris, che pero’ non ha saputo spiegare con chiarezza il suo progetto e la fonte di finanziamento. Poi l’ex procuratrice e’ stata messa sul banco degli accusati dalla deputata delle Hawaii Tulsi Gabbard per aver messo in galera 1500 persone per marijuana e aver poi scherzato quando le e’ stato chiesto se la fumava. Ma il bersaglio grosso per tutti era Biden, che si trovava in mezzo al podio tra la Harris e Booker. Entrambi lo hanno attaccato duramente come artefice di una riforma penale nel 1984 che avrebbe causato carcerazioni di massa. Ma Biden ha replicato criticando i precedenti di Booker quando era sindaco di Newark.
Poi e’ stato il turno del governatore progressista di Washington Jay Inslee, che ha contestato il suo piano su clima e ambiente come troppo prudente perche’ “la casa sta gia’ bruciando” Bordate anche dalla Gillibrand per i suoi lontani commenti sulle donne che non dovrebbero lavorare, rincarate da quelle della Harris per aver votato in passato un emendamento che blocca i fondi federali per molti casi di aborto. Attacchi pure da Castro, favorevole come la maggior parte dei candidati alla depenalizzazione dell’attraversamento illegale della frontiera. Ma in questo secondo dibattito Biden e’ sembrato piu’ equipaggiato e a volte ha tirato fuori i guantoni: “Ho il fegato di dire che attraversare il confine illegalmente e’ un reato, a meno che non si cerchi asilo”, ha detto tra i fischi di alcuni attivisti, dissociandosi dalla prassi di separare i bambini ma smarcandosi da tutti su questo tema delicato, su cui Trump gioca parte della campagna elettorale. L’unico vero denominatore comune tra i candidati e’ la volonta’ di sconfiggere un presidente ritenuto “razzista”, “suprematista”, “predatore”. Ma se la Harris e’ per l’impeachment, gli altri cominciano a tirare il freno, evocando i tempi ormai troppo stretti e la certezza di una assoluzione in Senato.