Passi in avanti dell’Unione europea sulla lotta all’evasione e all’elusione fiscale da parte delle multinazionali digitali, con l’idea di creare una forma comune di tassazione sui giganti digitali, quello che in Italia viene spesso chiamato “web tax”. I ministri delle Finanze dell’Unione, riuniti nel vertice informale a Tallin, in Estonia, hanno concordato di “procedere speditamente verso una posizione comune per l’Ecofin di dicembre”, secondo quanto recita un comunicato della presidenza di turno estone. Materialmente significa che “la Commissione europea fornirà una comunicazione con diverse opzioni su come affrontare questa questione, prima del digital summit in cui si discuterà di nuovo allo scopo di consentire di arrivare a una qualche conclusione all’Ecofin di dicembre per stabilire una direzione”, ha riferito il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis al termine dei lavori. Una volta acquisita questa “direzione” da parte dell’Ecofin, la commissione stessa elaborerà una proposta concreta “la prossima primavera”, a metà 2018 quindi. Intanto, secondo il ministro Pier Carlo Padaon già ora ci si sta muovendo verso una maggioranza di Paesi a favore di questo approccio”.
In ogni caso “da parte della Commissione – ha precisato Dombrovskis – la soluzione preferita è un accordo a 28, per una serie di elementi tra cui quello di preservare il mercato unico. Già adesso i Paesi potrebbero scegliere soluzioni unilaterali, è nei loro diritti ma questo frammenta il mercato unico e sarebbe più difficile raggiungere l’obiettivo del mercato unico digitale”. La prima opzione è quella di un accordo unanime dei 28 Paesi. Procedere con strade alternative, peggio che mai in ordine sparso totale, ossia con 28 diversi sistemi “farebbe dell’Ue un posto terribile per fare imprese digitali”, ha avvertito il ministro estone Toomas Toeniste. Il problema è che i grandi Paesi (e i loro contribuenti) sono stufi di sopportare zero tasse o microtasse da giganti globali del web, permangono dissensi da parte di altri Stati, in particolare quelli che storicamente hanno offerto condizioni fiscali particolarmente vantaggiose alle multinazionali e non solo. E per un accordo a livello Ue servirebbe l’unanimità.
“Come hanno detto alcuni colleghi – ha però concluso Dombrovskis – la cooperazione rafforzata è certamente una opzione praticabile”. In altri termini, se non ci fosse unanimità, un blocco di Paesi capofila potrebbe procedere autonomamente e la proposta da cui si parte, elaborata dai quattro Big dell’area euro – Francia, Germania, Italia e Spagna – ha già totalizzato circa una decina di nazioni che l’appoggiano. Secondo Padoan “direi che ci si sta muovendo verso una maggioranza di Paesi a favore di questo approccio”, espresso in una lettera sottoscritta da Francia, Germania, Italia e Spagna. Sulle effettive adesioni o sostegni alla lettera “direi che ci vediamo tra un mese, visto che la lettera è stata discussa oggi. Intanto mi sembra importante che la presidenza estone abbiamo confermato l’intento di produrre dei risultati entro fine mandato, vediamo se il processo continua o se si va ad arenare – ha detto Padoan -. Se si dovesse arenare si dovrebbe dare ulteriore spinta”.