Il governo prova a ricomporre il suo tessuto unitario dopo le tensioni fra le componenti “politiche” e il superministro “tecnico” dell’Economia e delle Finanze, con un vertice a palazzo Chigi iniziato ieri alle 18.40 circa e durato poco più di tre ore e che ricorda non troppo da lontano antichi riti della politica tradizionale. Presenti: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio, rispettivamente leader della Lega e del M5S, le due forze di maggioranza; il ministro dell’economia Giovanni Tria, quello per le politiche Ue Paolo Savona ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.
L’incontro e’ stato convocato dopo le tensioni, seppur minimizzate da entrambe le parti, tra i leader di Lega e M5s e il ministro dell’Economia e Finanze. Salvini al termine del vertice ha voluto rassicurare: “Bello e proficuo lavoro, per far crescere l’economia italiana (senza regali alla Renzi) rispettando gli impegni presi con tutti, a partire da quelli con gli italiani, su tasse, pensioni, reddito di cittadinanza e maggiori posti di lavoro”. Evidenziando anche che Lega e M5s lavorano fianco a fianco per lo stesso obiettivo: “Gli esperti dei due movimenti sono costantemente al lavoro – sottolinea Salvini – per recuperare sprechi ma soprattutto per assicurare riforme necessarie e coraggiose”.
Finora, il panorama politico si è mostrato in tutta la sua rigidità: la Lega spinge per le sue bandiere (quota 100 per le pensioni, pace fiscale e flat tax o almeno semplificazione fiscale e calo delle aliquote), il Movimento 5 stelle tiene duro su reddito e pensioni “di cittadinanza” e dice no al “condono”, lasciando intendere di essere indisponibile a una pace fiscale dalle maglie troppo larghe. E Di Maio ha risposto all’esperto previdenziale vicino alla Lega Alberto Brambilla che criticava proprio l’idea del rialzo delle pensioni minime: “Parla a titolo personale”, lo ha liquidato il vicepresidente del Consiglio.
Il Tesoro, al quale soprattutto il M5S negli ultimi tempi ha fatto giungere moniti minacciosi sulla necessità che Tria risponda alla maggioranza e alle promesse contenute nel contratto di governo, fa filtrare a mezzo stampa il suo malcontento per la scarsa disponibilità dei due partiti di governo a un confronto sui vincoli delle fredde cifre. Gli uomini di Tria, dopo le polemiche con Bruxelles e Francoforte e le tensioni sui mercati finanziari per le ipotesi fatte circolare Salvini e Di Maio di un assalto ai vincoli europei, fanno sapere che via XX settembre terrà duro sulla previsione in legge di Bilancio di un rapporto deficit-Pil all’1,6 per cento.
“Ma no, al 2 possiamo arrivare, le tensioni sono durate fino a quando si è parlato di 3 per cento”, minimizza una fonte governativa di area 5 stelle. Tria aveva ipotizzato, in passato, una rinuncia alla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, previsto nelle clausole di salvaguardia risalenti ai precedenti governi. “L’Iva – spiega la fonte di governo – sarà sterilizzata, e ci saranno le risorse per i primi provvedimenti importanti. Gli effetti recessivi? Non è detto che si debbano trovare le risorse solo con dei tagli. Si può intervenire sia in debito, arrivando al 2 per cento, sia con nuovi cespiti, per dirne una: sul gioco d’azzardo”.
Per il momento, riferiscono le fonti, l’obiettivo e’ tagliare gli sprechi per trovare le risorse perche’ reddito di cittadinanza e flat tax sono “da portare avanti ad ogni costo”. Sara’ quindi chiesto uno sforzo sia ai tecnici dei ministeri sia alle forze politiche perche’ lavorino insieme per un taglio alle spese improduttive e trovare cosi’ i molti miliardi che ancora servono anche se “non siamo all’anno zero, molte risorse sono state gia’ trovate”.