Macron sfida Trump: “Stiamo perdendo la battaglia sul clima”

Macron sfida Trump: “Stiamo perdendo la battaglia sul clima”
13 dicembre 2017

Il mondo “sta perdendo la battaglia sul clima”. E’ l’allarme lanciato da Emmanuel Macron al “One Planet Summit”, che si svolge a Parigi, di fronte a una platea di leader del globo, ma che suona soprattutto come un invito a Donald Trump. “Siamo lenti, ed ecco il dramma: dobbiamo muoverci, tutti, perche’ tutti saremo responsabili”, ha affermato il presidente francese, al quale ha fatto eco Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu: “Sovvenzionare l’industria fossile significa investire nella nostra rovina”. Due anni dopo la firma dello storico accordo di Parigi sul clima, Macron, ha fatto il punto sugli sforzi intrapresi contro il surriscaldamento climatico e soprattutto con la necessita’ di trovare i fondi necessaria alla “battaglia”. Il titolare dell’Eliseo ha chiesto “una mobilitazione molto piu’ forte” e una svolta “choc” nei metodi produttivi per limitare l’aumento delle temperature sotto i due gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale. E’ l’obiettivo che era stato fissato nel dicembre 2015 ma che sembra star sfuggendo di mano, soprattutto dopo il clamoroso disimpegno dell’amministrazione Trump. Il presidente americano e’ il convitato di pietra del ‘summit’: “Non sono pronto a rinegoziare l’intesa – ha affermato Macron parlando con la Cbs – ma lo accogliero’ se fara’ marcia indietro. Sono sicuro che nei prossimi mesi o nei prossimi anni il mio amico Trump cambiera’ idea”. Emmanuel Macron, che gli accordi di Parigi ha ereditato, e’ ambizioso. Il parterre del vertice e’ stato di prim’ordine: tra i circa 4mila partecipanti (tra cui un migliaio di giornalisti), il presidente francese e’ riuscito a convocare a Parigi oltre 50 tra capi di Stato e di governo (dalle Fiji alle Isole Marshall, dal Bangladesh all’Egitto, passando per Ungheria, Marocco, Mali, Messico, Norvegia, Regno Unito, Tunisia, etc.); oltre 130 paesi sono rappresentati a livello ministeriale. Presenti il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, e, oltre a Guterres, due predecessori di quest’ultimo (Ban Ki-moon e Kofi Annan). L’idea era nata a fine luglio, al termine del G20, quando tutti i Paesi, tranne gli Stati Uniti avevano riconosciuto l'”irreversibilita’” dell’Accordo di Parigi della convenzione di Parigi.

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E poche settimane dopo l’ultima conferenza sul clima, la Cop 23 a Bonn, terminata con impercettibili (se non nulli) risultati), l’One Planet Summit vuole premere sull’acceleratore. Obiettivo e’ fare il punto sugli sforzi per per limitare l’aumento riscaldamento a 1,5 gradi e soprattutto cercare finanziamenti per le azioni a favore del clima. I Paesi piu’ a rischio e vulnerabili sperano che gli Stati piu’ ricchi aprano il portafoglio, in particolare attraverso il sostegno allo sviluppo e il finanziamento alle misure per l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’obiettivo di $ 100 miliardi di dollari all’anno promessi dai Paesi sviluppati e’ ben lungi dall’esser stato raggiunto. Un primo passo l’ha gia’ fatto l’Unione europea, che ha detto di essere “la piattaforma globale” per gli investimenti in tecnologie verdi e presentera’ un “piano d’azione sulla finanza sostenibile” in tre mesi. E’ una delle 10 iniziative annunciate dalla Commissione europea al vertice. Proprio con l’obiettivo di rendere l’Europa un riferimento mondiale, a Bruxelles il 22 marzo prossimo sara’ organizzata una conferenza ad alto livello sul “ruolo dei servizi finanziari nella transizione per un’economia sostenibile”, ha annunciato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. La sfida perche’ l’Ue possa rispettare gli impegni derivanti dall’Accordo di Parigi entro il 2030 e portare avanti la transizione energetica e’ quella di raccogliere 180 miliardi di euro all’anno di investimenti, che – ha ammonito Dombrovskis – saranno trovati solo con il settore privato. “Abbiamo bisogno di un effetto valanga che attiri piu’ investitori” e allo stesso tempo che gli investitori “guardino oltre il beneficio a breve termine”. La sua idea e’ quella di integrare il criterio della “sostenibilita’” nelle regole dei gestori di fondi e degli investitori istituzionali. L’obiettivo e’ stabilire “un linguaggio comune per cio’ che e’ considerato verde e sostenibile” attraverso uno standard europeo comune e una catalogazione di obbligazioni verdi e fondi di investimento verdi, che a suo avviso accelereranno l’arrivo di capitali.

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Dombrovskis ritiene che le banche abbiano bisogno di maggiori incentivi per essere coinvolti nell’economia verde. Un’altra delle principali iniziative della comunita’ e’ il suo piano di investimenti esterni rivolto ai paesi in via di sviluppo in Africa e ai Paesi limitrofi, come l’Ucraina, dal suo fondo per lo sviluppo sostenibile. L’esecutivo dell’Ue intende anche aiutare le citta’ ad applicare le misure per mitigare gli effetti del riscaldamento, le isole perche’ riducano la loro dipendenza energetica attraverso le fonti rinnovabili e le regioni fortemente dipendenti dal carbone trasformano la loro economia abbassando le emissioni di biossido di carbonio.  L’Ue ha annunciato che mettera’ in moto anche un nuovo strumento finanziario per rendere gli edifici piu’ efficienti in termini di consumo energetico e reindirizzare gli investimenti all’innovazione nelle energie pulite e nelle scienze del clima. Forse la vera’ novita’ del vertice parigino e’ stata l’ostinazione di alcuni grandi banchieri e imprenditori nel non voler incentivare l’industria fossile, nonostante la pressione americana vada in direzione diversa. A guidarli e’ il presidente della banca Mondiale, Jim Yong Kim: i banchieri, ha annunciato, “non finanzieranno piu’ la prosuzione petrolifera e di gas dopo il 2019; siamo con voi per avviare le politiche giuste, fare in modo che i mercati si muovano nella direzione giusta, mettere il denaro sul tavolo e accelerare”, ha detto, salutato da Greenpeace: “La Banca mondiale, una delle piu’ potenti istituzioni finanziarie del mondo- ha mandato un voto di sfiducia al futuro dell’industria fossile”. Il gigante assicurativo ha affermato che accelerera’ il disinvestimento dal settore del carbone, tirando via il 2,5 miliardi di euro da quelle aziende i cui profitti provengono per piu’ del 30% da dallo sfruttamento di quel fossile, mentre gli olandesi di ING chiuderanno la borsa alle aziende che lavorano nel fossile entro il 2025. Infine, 200 grandi investitori, tra cui il gigante bancario HSBC, eserciteranno pressioni su 100 aziende ritenute inquinanti affinche’ si diano da fare per ridurre le proprie emissioni.

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