Vertice Ue, il controverso tema dell’energia. Concessioni e chiusure a richieste Italia
Apertura per “price cap” su gas, ma più difficile il “decoupling”. Von der Leyen: per “REpowerEU abbiamo proposto un finanziamento Ue da 300 miliardi di euro” VIDEO
Una lunga discussione sull’energia, e su come rispondere alla sfida della dipendenza dalla Russia, di cui bisogna liberarsi il più presto possibile, la crisi alimentare provocata dalla guerra in Ucraina e infine un dibattito sulla necessità di coordinare la spesa militare degli Stati membri per evitare doppioni, colmare le lacune, aumentare l’efficienza della difesa europea. Sono i temi che hanno caratterizzato la seconda giornata del Consiglio europeo straordinario che si è concluso nel primo pomeriggio a Bruxelles. Il tema più controverso e dibattuto è stato quello dell’energia.
Su forte insistenza dell’Italia, che chiedeva di poter discutere la possibilità di imporre un tetto (“price cap”) ai prezzi del gas e dell’elettricità nel mercato Ue, un’ipotesi osteggiata dai paesi del Nord Europa e in parte anche dalla Commissione, la bozza delle conclusioni del vertice è stata modificata in senso più possibilista.
Rispetto all’invito della bozza iniziale “a esplorare i modi per ridurre i prezzi dell’energia con i partner internazionali”, che sembrava escludere l’ipotesi di un tetto al prezzo circoscritto al mercato interno europeo dell’elettricità, il testo approvato ha aggiunto un “anche”, che rende la discussione a livello internazionale sono una delle possibili strade, e non l’unica. Inoltre è stata aggiunta la specificazione secondo cui i tetti al prezzo dell’energia dovranno riguardare le importazioni, con evidente riferimento al gas russo. Questa apertura sul “price cap” è stata però compensata da un irrigidimento in senso negativo su un’altra richiesta italiana (e non solo): il “disaccoppiamento” del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica all’ingrosso nel mercato europeo. L’attuale meccanismo marginale di formazione dei prezzi dell’elettricità è fortemente condizionato proprio dal prezzo del gas, sempre più volatile e caro, e molto poco dalle rinnovabili, che costano meno. Il “disaccoppiamento” mira a scardinare questo meccanismo, ma vede la forte opposizione di alcuni Stati membri, soprattutto Germania e Olanda, dell’Acer (l’Agenzia europea dei regolatori nazionali dell’energia) e della stessa Commissione.
Nelle conclusioni, il Consiglio europeo “prende nota” di un rapporto dell’Acer che sostiene che non c’è niente da cambiare in questo meccanismo, e “invita la Commissione a proseguire rapidamente i lavori per l’ottimizzazione del funzionamento del mercato europeo dell’energia elettrica, compreso l’effetto su di esso dei prezzi del gas, in modo che sia meglio preparato a resistere alla futura eccessiva volatilità dei prezzi, fornisca elettricità a prezzi accessibili e si adatti perfettamente a sistema energetico decarbonizzato”. Fin qui, la formula è simile alla bozza iniziale, ma nella versione finale delle conclusioni è stata aggiunto che bisogna “preservare l’integrità del mercato unico, mantenere gli incentivi per la transizione verde, preservare la sicurezza degli approvvigionamenti”, ed “evitare costi di bilancio sproporzionati”. Per chi conosce il gergo di Bruxelles nel dibattito in corso, si tratta di un inequivocabile “caveat” a non toccare il modo in cui è stato progettato il mercato elettrico Ue, e le sue dinamiche della formazione dei prezzi. I capi di Stato e di governo hanno discusso a grandi linee anche le diverse proposte del pacchetto “REpowerEU” della Commissione.
“I leader – ha ricordato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – si erano impegnati al vertice di Versailles (nel marzo scorso, ndr) ad affrontare il nodo della dipendenza dalle fonti fossili russe il più presto possibile. Ieri c’è stato l’accordo sull’embargo che colpirà il 90% del petrolio russo importato nell’Ue, e ora ci sono anche Olanda e Danimarca, dopo Finlandia, Bulgaria e Polonia, a cui la Russia ha tagliato le forniture di gas. Come possiamo gestire questa situazione? La risposta è ‘REpowerEU'”. Il pacchetto, ha spiegato von der Leyen, “ha tre pilastri. Il primo è la diversificazione delle nostre forniture di gas, insieme agli acquisti comuni, in cui possiamo unire le nostre forze per spuntare condizioni migliori sul mercato. Abbiamo già cominciato a cercare altri fornitori, e il loro numero è raddoppiato nel primo trimestre del 2022 rispetto a un anno prima”. Il secondo pilastro, ha continuato la presidente della Commissione, riguarda “il miglioramento delle interconnessioni e gli stoccaggi strategici. Oggi abbiamo già riempito i depositi di stoccaggio al 41% della loro capacità, il 5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.
In terzo luogo, bisogna “accelerare lo spiegamento delle rinnovabili, che sono positive per la transizione verde, ma anche per l’indipendenza, la sicurezza degli approvvigionamenti e la creazione di posti di lavoro”. Per “REpowerEU”, ha ricordato von der Leyen, “abbiamo proposto un finanziamento Ue da 300 miliardi di euro”, in gran parte provenienti dai prestiti non utilizzati del Recovery Plan. Questo finanziamento “è basato sostanzialmente su solidarietà e cooperazione fra gli Stati membri, che è al cuore di ogni nostra strategia nei confronti della Russia”. E un bell’esempio in questo senso, ha indicato, è il grande progetto congiunto di eolico off-shore dei paesi Ue che si affacciano sul mare del Nord. Von der Leyen ha concluso sottolineando un altro esempio particolare, quello della Germania, il suo paese, che “è passata negli ultimi mesi dal 35% della propria dipendenza dal petrolio russo all’attuale 12%”, e che ora si è impegnata ad azzerare questa dipendenza residua entro sei mesi.