Nuova giornata che si conclude con un nulla di fatto sulla riforma della prescrizione. Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera sono bloccate dai veti reciproci dei due alleati di governo e a peggiorare la situazione arriva anche un problema tecnico-formale: l’emendamento pentastellato sullo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio, a prescindere se ci sia stata una sentenza di condanna o di assoluzione, potrebbe non essere ammissibile, in quanto – nonostante la nuova formulazione prevede anche una modifica del titolo stesso del ddl – riguarda una materia diverso rispetto al contenuto del provvedimento e con il via libera all’emendamento in questione si allargherebbe appunto la materia del ddl.[irp]
Ipotesi, questa, fortemente osteggiata dalle opposizioni, che protestano per lo stallo dei lavori e chiedono un intervento del presidente Roberto Fico. Insomma, lo stallo resta e il nodo politico va a intrecciarsi con il nodo puramente tecnico. Tanto che i due presidenti delle commissioni, i pentastellati Brescia e Sarti, ammettono di non essere al momento in grado di esprimersi sull’ammissibilita’ o meno dell’emendamento ‘incriminato’, non solo perche’ i leader non si sono ancora visti per cercare una possibile via d’uscita, ma anche perche’ e’ necessario capire sul piano tecnico come procedere. E tra slittamenti, rinvii, riunioni e controriunioni, va in scena la protesta delle opposizioni, con un duro botta e risposta tra il dem Emanuele Fiano e uno dei due relatori, la grillina Businarolo.
I 5 stelle, pero’, non intendono mollare la presa: “per M5s la riforma della prescrizione e’ imprescindibile”, scandisce il capogruppo al Senato Patuanelli, che avverte: “la nostra lealta’ sulla sicurezza non puo’ prescindere da quella della Lega sulla prescrizione”. Ma la Lega non sembra voler cedere sul no a una riforma inserita nel ddl anticorruzione attraverso un emendamento. Anche se in serata, ieri, Matteo Salvini getta acqua sul fuoco delle tensioni interne al governo e alla maggioranza giallo-verde: “Sono sicuro che con Conte e Di Maio la quadra si trovera’”. Ma non stasera, ne’ domani mattina. Prima il titolare del Viminale vuole incassare l’ok al decreto Sicurezza e lo dice senza giri di parole: “Prima voglio approvare il mio decreto, poi parliamo di tutto il resto”.[irp]
Dunque, il nodo non sara’ sciolto, stando alle parole del vicepremier, prima dell’ora di pranzo di oggi, mercoledì, quando il Senato votera’ la fiducia sul decreto sicurezza. Nel frattempo, alla Camera le commissioni non potranno andare avanti: anche il parere dei relatori, entrambi M5s, sugli oltre 300 emendamenti, non sara’ conclusivo in quanto giocoforza i circa quindici emendamenti targati Lega dovranno essere accantonati in mancanza di un accodo politico. Si’, perche’ gli emendamenti leghisti mirano a modificare, anche nella sostanza, il ddl e “non e’ che possiamo dargli parere negativo”, spiegano fonti M5s. Dal canto loro, i leghisti sono pronti a rivedere le loro richieste di modifica, ma se prima c’e’ un accordo sulla prescrizione.
Che la riforma si fara’ lo assicura anche Salvini, ma piantando paletti ben precisi: “Noi siamo leali”, ma sull”intesa “ci stiamo ancora lavorando. Io rispetto gli impegni ma non voglio processi eterni soprattutto per gli innocenti, voglio bastonare i colpevoli non gli innocenti”. Tradotto, la norma pentastellata, cosi’ come e’ scritta non va bene. E che la quadra sia ancora lontana lo conferma il messaggio che viene fatto filtrare oggi dopo il vertice notturno di ieri tra il premier Conte e il Guardasigilli Alfonso Bonafede: nessun passo avanti, serve un vertice a tre con Salvini e Di Maio. E dopo il niet serale del leader leghista, anche Di Maio potrebbe annullare la riunione inizialmente convocata per stasera con i ministri M5s.