Politica

Veto Usa, la denuncia di Erdogan: “Protettore di Israele”. E Tel Aviv intensifica i raid

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha sollevato accese critiche contro il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, definendolo il “Consiglio di protezione di Israele”. Questa denuncia è seguita al veto degli Stati Uniti a una risoluzione ONU che avrebbe richiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza. Erdogan ha espresso la sua delusione durante una commemorazione del 75º anniversario della Dichiarazione dei diritti umani a Istanbul, sottolineando che il Consiglio di sicurezza, incaricato di preservare la pace e la stabilità mondiale, si è trasformato in uno strumento per proteggere gli interessi israeliani dal 7 ottobre.

La risoluzione, presentata dagli Emirati Arabi Uniti e appoggiata da 97 Paesi, chiedeva un cessate il fuoco immediato come anche il rilascio di tutti gli ostaggi. Per il vice rappresentante Usa all’Onu, Robert Wood, il documento era dissociato dalla “realtà” e “non avrebbe mosso un ago sul terreno”. Per Washington, il testo non denunciava a sufficienza le azioni di Hamas. Il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha ringraziato Washingron e spiegato che un cessate il fuoco “potrebbe impedire il crollo dell’organizzazione terroristica Hamas, che sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità e le permetterebbe di continuare a governare la Striscia di Gaza”. Questo veto ha innescato un’ulteriore intensificazione dell’offensiva israeliana contro Hamas a Gaza, provocando una crescente pressione sulla leadership israeliana per proteggere i civili e risolvere il conflitto in corso da oltre due mesi. L’attuale governo israeliano, guidato dal premier Benjamin Netanyahu, ha ricevuto critiche, anche dagli Stati Uniti, per il divario tra le affermazioni ufficiali e le azioni intraprese sul campo.

Anche il principale alleato di Israele ha dichiarato pubblicamente che esiste un “divario” tra ciò che viene dichiarato e ciò che viene effettivamente messo in atto. Il bilancio delle vittime presentato da Hamas e l’Autorità Palestinese è significativo, con 17.487 persone morte, principalmente donne e minori, a causa dell’offensiva israeliana. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato che la Striscia di Gaza si trova sull’orlo del collasso umanitario, con oltre la metà delle abitazioni distrutte o danneggiate e l’85% della popolazione sfollata.

Il veto statunitense ha suscitato una forte condanna a livello internazionale. Paesi come Russia, Cina e Iran hanno criticato la decisione degli Stati Uniti, avvertendo che ciò potrebbe portare a una “esplosione incontrollabile” della situazione nel Medio Oriente. Paesi arabi e musulmani, compreso il Qatar, che ospita la leadership politica di Hamas, hanno sollecitato gli Stati Uniti a esercitare pressioni su Israele per accettare un cessate il fuoco. Anche le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, hanno denunciato l’assenza di leadership globale e la complicità nel protrarsi del conflitto. Israele sostiene di aver adottato misure per proteggere i civili, ma al contempo accusa Hamas di utilizzare la popolazione come scudi umani.

La comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione alla sofferenza della popolazione di Gaza, mentre il conflitto si protrae senza una soluzione immediata in vista. Le richieste di cessate il fuoco diventano sempre più pressanti, e gli Stati Uniti rischiano di trovarsi isolati in questa complessa situazione geopolitica. La Casa Bianca è al centro di numerose critiche, poiché la necessità di una leadership più decisa e di un impegno diplomatico per risolvere la crisi diventa sempre più urgente.

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