L’Italia abbandona la Via della Seta? Sembra questa la strada che il governo Meloni stia intraprendendo. “Non abbiamo ancora deciso” ha ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervistata da Fox News, ricordando che “siamo l’unica nazione del G7 e dell’Europa” ad aver firmato il Memorandum, “ma non siamo la nazione con i migliori scambi commerciali con la Cina”. In altre parole, per Meloni, “questo significa che si possono avere buone relazioni con la Cina anche senza la Via della Seta che è qualcosa che secondo me va discussa con il governo cinese e nel Parlamento italiano”. Un fatto è certo, “prenderemo una decisione prima di dicembre”.
Crosetto non ha dubbi
Non lascia dubbi, invece, Guido Crosetto, che in un’intervista al Corriere, sottolinea che “la scelta di aderire alla via della Seta fu un atto improvvisato e scellerato, fatto dal governo di Giuseppe Conte” e oggi “il tema è tornare sui nostri passi senza danneggiare i rapporti”. Tuttavia, il ministro della Difesa ricorda che “è vero che la Cina è un competitor, ma è anche un partner. E non a caso la premier ha annunciato, e proprio dagli Usa, che andrà in Cina”.
Rispondendo alla domanda sulle pressioni di Pechino, il ministro ha sottolineato gli “atteggiamenti sempre più assertivi” della Cina: “Un tempo si proponeva di diventare il maggior attore commerciale del mondo. Oggi annuncia che sarà il più grande attore militare del mondo. Si stanno espandendo. In Africa hanno avviato un`espansione anche di tipo culturale: i fumetti descrivono i cinesi come liberatori e gli occidentali come sfruttatori da scacciare. Non nascondono i loro obiettivi, li esplicitano”. Per questo, ha concluso Crosetto, “dovremo venirne fuori senza produrre disastri”.
Insomma, la Meloni, finita nella morsa delle due superpotenze, ora è alla ricerca di una exit strategy che non scontenti nessuno. Se infatti gli Usa guardano con scetticismo al fatto che un membro della Nato abbia aderito al progetto politico ed economico cinese, Pechino spinge per il rinnovo del memorandum.
La Via della seta
E’ stato il governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte, durante l’incontro bilaterale Italia-Cina del 23 marzo 2019, a far aderire l’Italia al gruppo dei Paesi partner della “Belt and Road Initiative“, ovvero la cosiddetta Nuova Via della Seta. Per Conte e l’allora vice Luigi Di Maio la firma al Memorandum of understanding (MOU) rappresentava una vittoria del made in Italy con l’obbiettivo di un maggiore export dei nostri prodotti. Peccato però che i più lo hanno visto come un errore strategico.
Saldare un legame stretto con il paese orientale significava gelare i rapporti verso gli USA. Il protocollo prevede un rinnovo automatico, salvo disdetta, da comunicarsi da una delle parti entro il 30 novembre 2023. E alla luce degli anni passati sembra non aver convenuto così tanto all’Italia. Secondo i dati di due dei massimi centri di analisi sulla Cina — Rhodium Group e Merics (Mercator Institute for China Studies) — chi ha aderito non ha avuto strade privilegiate.