“Via il 740”, l’ultima promessa di Renzi
“I politici abbiano il coraggio di costruire un futuro possibile”. Matteo Renzi, a Genova, parla ai ricercatori dell’Istituto italiano di tecnologia. Dove si crea il futuro. È la dimensione del domani, luogo di promesse e mai di condizioni peggiorate, quella in cui il presidente del Consiglio si trova più a suo agio. Le sue parole rimbombano nel tempio dell’ottimismo. Come quando contrappone la “speranza” alla “rabbia”, nel derby per le Europee. Sul racconto della speranza ha fondato il suo successo. In prima linea contro gli #amicigufi su twitter, ha legato alla convinzione di rilancio del Paese la sua scalata dalla periferia fiorentina verso il potere romano-centrale; all’idea che se “le cose si fanno” ce la possiamo fare anche noi, cenerentole di crescita e finanza in Europa. Il tempo di mettere sul tappeto quegli interventi necessari a dare la spinta. Un minimo di assestamento per operare.
Questa la narrazione del governo dell’ex rottamatore. Chiede fiducia e promette un 2015 di novità, quindi, dove tutto sarà migliore rispetto al quadro odierno. I sondaggi gli danno ragione, e l’indice di fiducia nei suoi confronti va oltre il 50%. L’ultimo asso per il glorioso anno che verrà, Renzi lo cala oggi dal capoluogo ligure: “Il 740, fortunatamente per loro, non ce l’hanno negli altri Paesi e non l’avremo nemmeno noi – dice il presidente del Consiglio – perché dal prossimo anno elimineremo un certo modello di dichiarazioni dei redditi”. E via, verso un Paese che “ha un futuro straordinario, ricco di realtà come questa”.
Anche per i pensionati. Il bonus in busta paga di 80 euro non li ha toccati, ma per loro, sempre nel 2015, Renzi, in apertura di campagna elettorale a Torino, ha promesso un intervento per chi prende meno di mille euro. Nell’ultima diretta twitter con gli elettori ha annunciato interventi anche per gli incapienti e le partite Iva. Pensa a un assegno di disoccupazione universale. Poi, “in arrivo”, ci sono i soldi per la scuola. Con la “delega fiscale” approvata dal parlamento il governo avrà giusto un anno per mettere a punto la dichiarazione dei redditi precompilata. Ci sarà da sistemare la riforma del catasto, con la riformulazione di un regime fiscale agevolato per la messa in sicurezza e la riqualificazione degli edifici, gli scontrini fiscali detraibili, la possibilità della rateizzazione dei debiti col Fisco. Renzi ha annunciato di voler rivedere il sistema dei Tar e della giustizia amministrativa. Ha parlato dell’avvio di un “piano industriale” su diversi settori come l’energia alternativa e il dissesto idrogeologico. Ma il bonus in busta paga rimane il suo cavallo di battaglia. Per il 2015 è previsto l’aumento a 950 euro annui per la fascia tra i 19.000 e i 24.500 euro, quando si spalmerà per l’intero anno. Nel 2015 anche l’Irap scenderà ulteriormente: l’aliquota principale passerà dal 3,9% al 3,5%. E poi ci sono i tagli alla spesa già programmati per l’anno prossimo.
Inizia ora la fase più acuta della campagna elettorale. Il premier (e segretario del Pd) ha ben chiaro l’obiettivo. “Per me l’ultimo sondaggio è quello delle elezioni del febbraio 2013, il nostro impegno è quello di ribaltarlo”. Subito dopo il voto, inizierà il semestre di presidenza europea dell’Italia. Giusto il tempo di terminare il 2014 e arrivare, per l’anno prossimo, a far “cambiare verso” all’Europa del rigore. Ci sarà tempo insomma, sempre che – come invece preconizzano i retroscena a più alto tasso di dietrologia – proprio nel 2015 non si andrà di nuovo al voto. C’è quacuno pronto a staccare la spina. Chi vivrà, vedrà. (Il Tempo)