Economia

Ok a Decreto crescita “salvo intese”, niente accordo su truffati dalle banche. Di Maio: pazienza finita. Lega: “Troppa lentezza”

Via libera del Consiglio dei ministri ‘salvo intese’ al dl crescita con misure a sostegno dell’economia. Nessun accordo invece sul nodo rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche che sarà esaminato in un prossimo Cdm, molto probabilmente il 9 aprile dopo un confronto con le associazioni dei risparmiatori che il premier Giuseppe Conte convocherà per lunedì prossimo. Le distanze fra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il M5S non si sono accorciate in oltre 4 ore di confronto a palazzo Chigi.

Il vicepremier Di Maio si è impuntato sull’opportunità di un accordo con le associazioni dei risparmiatori prima di approvare qualsiasi norma sugli indennizzi per i truffati delle due banche venete e delle quattro banche del Centro Italia. E al termine della riunione ha avvertito: “E’ inaccettabile, la pazienza è finita, non si può perdere altro tempo. Si deve trovare una soluzione tecnica per un indennizzo diretto senza misselling o arbitrati”. “Troppi no e troppa lentezza. Serve un cambio di passo. La Lega vuole più concretezza”, hanno spiegato dalla Lega, al termine del Consiglio dei ministri. “Ci aspettiamo – hanno evidenziato fonti leghiste – risposte serie e reali per i risparmiatori (lunedì deve arrivare lo sblocco agli indennizzi per i truffati) ma basta bloccare il paese con i no. Devono partire i cantieri, le opere, la flat tax, bisogna togliere la burocrazia inutile, riformare il codice degli appalti, fare la riforma della giustizia per avere tempi certi. Alle parole ora devono seguire i fatti”.

Anche Tria è rimasto fermo sulle sue posizioni e ha fatto trapelare la sua preoccupazione per il veto posto dai pentastellati. Uno stop che secondo il titolare di Via Venti Settembre rischia di rallentare, invece che accelerare, i rimborsi per i risparmiatori che ora dovranno aspettare ancora per ricevere quanto hanno perso. Il ministro, quindi, non intende firmare nulla che sia in contrasto con la normativa europea e punta a una soluzione in linea con le norme del bail in. Tuttavia, pubblicamente Di Maio ha ribadito che Tria “non è in discussione” e ha assicurato che “non c’è stato nessuno scontro” in Cdm. Le posizioni in campo restano sostanzialmente due: da un lato quella del Mef che vorrebbe correggere la norma della legge di bilancio che istituisce il Fondo per gli indennizzi indicando la Consap come ente erogatore in modo tale da tutelare i funzionari del Mef da eventuali rischi di accusa di danno erariale dalla Corte dei Conti e solo successivamente emanare i decreti attuativi. Tria, in linea con quanto chiesto dalla Ue, punta a introdurre tetti di reddito e patrimonio.

Un’ipotesi trasmessa dal ministero a palazzo Chigi che stabilirebbe indennizzi in via diretta (senza fare accertamenti) per i risparmiatori con un Isee fino a 35mila euro o un patrimonio mobiliare non superiore a 100mila euro. Per gli altri sarebbe necessario un accertamento caso per caso, e i rimborsi potranno quindi spettare come non spettare. I Cinque Stelle restano, invece, nettamente contrari al doppio binario e insistono sul binario unico per tutti. Questo però rischia di scadere nei rimborsi a pioggia ed essere bloccato dalla Ue con la conseguenza di stoppare i rimborsi per tutti. Un segnale che potrebbe rivelarsi un boomerag in vista delle prossime europee. Quanto al decreto con le misure per la crescita è stata adottata di nuovo la formula di approvazione ‘salvo intese’ perché restano ancora molti nodi da sciogliere. Dopo un tira e molla rientra, invece, la norma che consentirà al governo di rilevare quote di Alitalia. Restano invece dubbi sulla norma relativa all’Ilva.

Tra le norme che dovrebbero entrare nel dl crescita, il taglio progressivo dell’Ires e la rottamazione delle cartelle degli enti territoriali. Di sicuro arriva l’aumento dal 40 al 50% della deducibilità dell’Imu dal reddito d’impresa e di lavoro autonomo relativa agli immobili strumentali oltre al rinnovo del superammortamento al 130%. Quest’ultimo viene prorogato per gli investimenti effettuati dal primo aprile 2019 fino alla fine dell’anno con le stesse condizioni previste per l’anno 2018 ma con un tetto per la quota di investimenti fissato a 2,5 milioni di euro. Nel dl vengono estese alle zone classificate a rischio sismico 2 e 3 le agevolazioni previste previste dal cosiddetto ‘bonus sisma’ applicato attualmente alle “zone classificate a rischio sismico 1”. Il taglio dell’Ires per chi mantiene gli utili in azienda, se confermato, prevede una riduzione graduale che arriverà a 4 punti nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2021. Per il 2019 il taglio è di 1,5 punti in aumento nei due anni successivi rispettivamente a 2,5 e a 3,5 punti.

Il decreto proroga fino al 2023 il credito di imposta del 25% per gli investimenti aggiuntivi in ricerca e sviluppo rispetto a quelli effettuati nel triennio precedente. Dovrebbe entrare nel testo anche la rottamazione delle cartelle di Regioni ed enti locali che non si sono affidati per la riscossione alla ex Equitalia. Per le cartelle notificate negli anni dal 2000 al 2017 si dovrà pagare l’importo dovuto ma senza le sanzioni. Inserita nel dl anche la cosiddetta “norma Fraccaro” che assegna 500 milioni di euro a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione, a favore dei Comuni per opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile. Previste soglie contributive che vanno dai 50mila euro per i comuni con popolazione fino a 5mila abitanti ai 250mila euro erogati in favore dei comuni oltre i 250mila abitanti. Tra le altre misure contenute nel provvedimento, quelle per il rietro dei cervelli, un fondo da 140 milioni di euro per sostenere lo sviluppo dell’economia circolare, un altro fondo per la tutela dei marchi storici con una dotazione iniziale di euro 100 milioni, la semplificazione del patent box e un regime di tassazione agevolata alle imprese per la rigenerazione dei palazzi fino alla fine del 2021.

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