Il piano contro le liste d’attesa, approvato in Consiglio dei ministri, ha dato il via libera sia a un decreto legge sia a un disegno di legge. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha affermato che i due provvedimenti sono “frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini”. Tuttavia, le Regioni, chiamate ad applicare la maggior parte delle misure, hanno ribadito “l’assenza di concertazione” e hanno espresso critiche sul piano. Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute per la Conferenza delle Regioni, ha definito il decreto “astratto e privo di coperture”.
La premier Giorgia Meloni ha difeso i provvedimenti, definendoli “passi in avanti molto significativi” e ha sottolineato che tutti saranno chiamati a “maggiori responsabilità”, compresi i cittadini. Ha anche annunciato un finanziamento di 60 milioni di euro per i dipartimenti di salute mentale. Tuttavia, il Partito Democratico ha criticato il piano. La segretaria Elly Schlein ha affermato che non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa. Il piano si articola in due diversi provvedimenti, come detto: un decreto legge e un disegno di legge.
Il decreto legge
Il decreto legge comprende sette articoli e istituisce una piattaforma nazionale per il monitoraggio delle liste d’attesa presso l’Agenas. Verrà creato un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili sia nel settore pubblico che in quello convenzionato. In caso di mancata erogazione delle visite nei tempi previsti, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato. È previsto anche un divieto di sospendere o chiudere le agende, e si potranno effettuare visite ed esami anche nel fine settimana. Inoltre, le ore di intramoenia nelle aziende ospedaliere non dovranno superare l’attività ordinaria.
Tra i punti chiave del decreto legge sulle liste d’attesa c’è il superamento del tetto di spesa per il personale sanitario che potrà passare, per le Regioni che ne faranno richiesta, già nel corso di quest’anno. “È ovvio che un qualunque provvedimento come questo non può non essere fatto tenendo conto che necessita il reclutamento di altri professionisti sanitari. Sin da subito, dal 2024, il tetto di spesa verrà incrementato e portato per le regioni che ne faranno richiesta dal 10 al 15% – ha detto Schillaci – il tetto di spesa verrà completamente abrogato dal 1 gennaio 2025”.
Il disegno di legge
Il disegno di legge, invece, comprende 15 articoli e prevede l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale sanitario per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa. Gli specializzandi avranno la possibilità di svolgere incarichi liberi professionali fino a 10 ore settimanali. Saranno confermate anche le misure contro i gettonisti, con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo. Inoltre, sono previsti l’aumento dei limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati e l’assegnazione di obiettivi annuali alle Regioni per la riduzione delle liste d’attesa, con premi, sanzioni e sospensioni in base al raggiungimento di tali obiettivi.