di Giuseppe Novelli
Partono le trivelle nel Canale di Sicilia. E subito si alza la protesta di Greenpeace che annuncia ricorso. Il ministero dello Sviluppo però richiama la bontà della decisione anche in virtù dell’accordo sulla raffineria di Gela e sul ‘salvataggio’ dei posti di lavoro. Il primo via libera, al netto dello Sblocca Italia, arriva con la pubblicazione del decreto del ministero dello Sviluppo economico con cui viene data la prima concessione di coltivazione di idrocarburi relativa al progetto ‘Offshore Ibleo’ di Eni e Edison, al largo della costa delle province di Caltanisetta, Agrigento e Ragusa per un’area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di 20 anni. Apriti cielo. Insorgono gli ambientalisti.
“Questa autorizzazione e’ un chiaro segnale che il ministero dello Sviluppo non intende prendere in alcuna considerazione la volonta’ del territorio, ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere”, afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace. Contro il parere positivo dato dal Ministero dell’Ambiente a questo progetto, Greenpeace insieme a cinque amministrazioni comunali, AnciSicilia, associazioni ambientaliste, della pesca e del turismo aveva fatto ricorso al Tar del Lazio meno di due mesi fa, e i suoi attivisti avevano protestato rimanendo piu’ di trenta ore sulla piattaforma Prezioso, al largo di Licata, nell’Agrigentino. Ma gli ambientalisti non mollano. E così Monti avverte: “Faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento e invitiamo tutti coloro che sono interessati a fermare le trivellazioni a unirsi a noi”.